L’idea di un nuovo, grande e sicuro ospedale territoriale, al servizio sia di Isernia, che di Venafro, è di vecchia data, risale ai tempi dell’ultimo governo regionale guidato da Michele Iorio, fu l’ex governatore a lanciare per primo la proposta di un plesso ospedaliero da far sorgere sulla statale 85 a lato della ex Gtr, ora occupata dal Gruppo Colella. Un nuovo ospedale che avrebbe superato le criticità di Veneziale e Santissimo Rosario, unificando strutture, reparti e personale, facilmente raggiungibile sia da Isernia, che da Venafro. Allora sembrava un’idea futuristica e difficilmente realizzabile. Oggi, invece, è tempo di Covid e di Recovery Found, i soldi per la sanità ci sono, arrivano dall’Europa e il Molise tenta di entrare nella partita. Così è rispuntato il vecchio progetto Iorio, ripescato in qualche archivio e tirato fuori come proposta per il Recovery Found.
La somma richiesta a Roma è di 116 milioni.
La relativa scheda di progetto è stata inviata al dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri. A Monteroduni i cittadini molisani avrebbero a disposizione «una struttura sanitaria sicura, di moderna concezione e all’avanguardia per la tipologia di apparecchiature sanitarie installate. Il bacino demografico di riferimento per il nuovo ospedale abbraccia l’intera provincia di Isernia con una popolazione attualmente residente di circa 86mila abitanti. La nuova struttura ospedaliera potrà contare su 200 posti letto per acuti. Livello di complessità tipico di un pronto soccorso, specialità e posti letto per area funzionale omogenea: area critica (10 posti letto), area chirurgica (42 posti letto), area medica (49 posti letto), area psichiatrica (6 posti letto), area ostetrica neonatale (16 posti letto), area post acuzie (40 posti letto).
Ma non tutti sono d’accordo, la voce contraria è quella di Stefano Buono, dirigente regionale del Pd, che afferma: «Anche per questa opportunità, cosi come avvenne per i Contratti Istituzionali di Sviluppo, si sta procedendo senza un progetto organico, ma con frammentazione e confusione e difficilmente questo ci consentirà di portare a casa risultati soddisfacenti. Sarebbe opportuno concentrarsi su due o tre progetti: infrastrutture (penso alla quattro corsie), digitalizzazione e green. Ma, soprattutto – chiede Buono – perché investire centosedici milioni di euro in nuovo ospedale se, contemporaneamente, si stanno smantellando e chiudendo gli ospedali pubblici esistenti in Molise?
Perché, soprattutto, costruire un nuovo mega ospedale se a pochi chilometri ne abbiamo uno, il SS Rosario di Venafro, nuovo, antisismico e funzionale?
Non è una questione campanilistica e territoriale, non si sta discutendo se sia preferibile avere un ospedale in un posto piuttosto che in un altro, a pochi chilometri di distanza. Il roblema è che si rischia di sperperare soldi per una struttura nuova che, allo stato dell’arte, rischia di rimanere vuota assieme agli altri ospedali pubblici che, oltretutto, puntualmente hanno avuto la stessa sorte negli ultimi anni in Molise».