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lunedì, Luglio 14, 2025

Tagliando di metà legislatura. Il 20 novembre si elegge il nuovo Presidente del Consiglio regionale.

AperturaTagliando di metà legislatura. Il 20 novembre si elegge il nuovo Presidente del Consiglio regionale.

E’ stata fissata per il prossimo 20 novembre la riunione del Consiglio regionale del Molise per l’elezione del nuovo Presidente dell’Assemblea, dell’Uffico di Presidenza e la composizione delle Commissioni consiliari permaneti. Un rimpasto generale al quale guardano tutti, maggioranza e opposizioni, consapevoli che sarà quello in artrivo l’assetto definitivo della massima assise regionale che porterà la Regione alle elezioni della primavera 2023. Un’occasione utile anche per tracciare un bilancio politico di questa prima parte della legislatura.

Dopo aver vinto le elezioni del 22 aprile 2018, Donato Toma si è insediato a Palazzo Vitale l’8 maggio successivo. Sono passati due anni e mezzo e degli assetti politici della primavera 2018 non resta più niente, sia sul fronte della maggioranza che su quello delle opoosizioni. Il centrodestra si è più volte liquefatto e raffermato, come il sangue di San Gennaro, solo che in questo caso il fenomeno non corrisponde ad un miracolo ma ad una iattura per l’intero schieramento. A sfilarsi fin da subito, e restando tutt’ora fermo sulle proprie posizioni critiche, è stato l’ex governatore, Michele Iorio. A corrente alternata invece le due ex consigliere leghiste, Romagnuolo e Calenda. La lega, infatti, è stata per Toma e per il centrodestra una vera e propria spina nel fianco. Un alleato scomodo che, cosa più unica che rara nella storia della politica, si è sbarazzato di due consiglieri eletti per puntare sull’esterno Mazzuto come proprio rappresentante nel governo regionale. Liquefatto anche Mazzuto, il suo posto è stato nuovamente occupato da un esterno, Michele Marone. Nel frattempo, dopo un azzeramento di Giunta, lo strappo definitivo nel centrodestra è avvenuto con la modifica del meccanismo di surroga degli assessori con i primi dei non eletti. Tutto azzerato, come al Monopoli e si riparte dal via. Cancellata la incompatibilità, sono tornati a casa quattro non eletti, ma surrogarti, del centrodestra: Massimiliano Sacrabeo, Nico Romagnuolo, Paola Matteo e Antonio Tedeschi.

Da registrare, nel corso della legislatura, la nascita sempre nel centrodestra del Polo civico al quale hanno aderito, a vario titolo e con sorti alterne, il presidente del Consiglio Salvatore Micone, e i consiglieri Andrea Di Lucente, Armandino D’Egidio, Gianluca Cefaratti e, in un primo momento, Aida Romagnuolo.

Se Atene piange, Sparta non ride. Sul versante delle opposizioni la situazione è altrettanto complessa, col Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico che sono due conviventi al governo nazionale e due separati in casa alla regione Molise. La critica generale dei pentastellati alla nomenclatura presente e passata, che secondo loro non fa differenza, ha preso spesso di mira anche i vicini di banco. Scintille si sono registrate anche alla rovescia, dal PD verso i 5 Stelle. Ci sono però state anche giornate d’amore radioso, come quando il Partito Democratico ha sposato, integrandola col proprio, contributo, la mozione di sfiducia presentata contro il presidente Toma, un autogol politico il cui unico effetto prodotto è stato quello di ricompattare attorno al governatore una maggioranza sgretolata.

Accanto alle opposizioni alla maggioranza c’è poi l’opposizione dentro la maggioranza. Quella aperta dell’ex governatore Iorio che, specie sul tema della Sanità, sta conducendo una battaglia senza quartire per una svolta radicale nelle gestione dell’emergenza Covid-19. E’ lui uno dei protagonisti della battaglia per realizzare il centro Covid a Larino, una tesi sposata da oltre cento sindaci in regione.

La data del 20 novembre viene vista da molti non solo come occasione per il rinnovo dei vertici dell’assemblea regionale ma anche come un momento di riflessione generale sul quadro politico e l’occasione per un tagliando di legislatura.

 

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