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martedì, Aprile 23, 2024

Molestie e violenze sulla commessa: direttore rinviato a giudizio

AttualitàMolestie e violenze sulla commessa: direttore rinviato a giudizio

Ha reso impossibile la vita e il lavoro di una sua collega, con continui abusi di natura sessuale fino a quando la giovane ragazza ha trovato la forza per denunciarlo. I fatti risalgono ad alcuni mesi del 2018 e si sono svolti in un’attività commerciale di Termoli, dove l’uomo svolgeva le funzioni di direttore. Per lunghe settimane ha sottoposto la giovane commessa a continue molestie, spingendosi a palpeggiamenti e contatti ravvicinati con la ragazza, simulando l’atto sessuale e calandosi anche in un’occasione i pantaloni. Abusi che avvenivano negli spogliatoi o nel magazzino, dove la commessa si recava per ragioni di lavoro. Fino a quando ha trovato il coraggio di denunciare il suo superiore rivolgendosi alle forze dell’ordine e alla consigliera di pari opportunità Pina Cennamo, che in questi casi rappresenta una sentinella del territorio, in aiuto e supporto alle vittime di violenze. Il direttore del punto vendita è stato subito licenziato non appena la società ha appreso della denuncia, venendo poi a scoprire che già altre dipendenti avevano subito in passato le stesse morbose attenzioni. In tribunale a Larino c’è stata l’udienza preliminare a carico dell’uomo, 37enne che risiede fuori regione. Il giudice Federico Scioli lo ha rinviato a giudizio per violenza sessuale e fissato l’inizio del processo al 21 febbraio. Il Gup però ha ammesso come parte civile non solo la vittima di quegli odiosi abusi, ma anche la consigliera regionale di parità Giuseppina Cennamo, entrambe difese dall’avvocato Laura Carfagnini. Una decisione che ha rappresentato un unicum se non per il Molise, sicuramente per il Tribunale di Larino. “Questo precedente apre la strada alla migliore tutela delle vittime di violenza perché denuncino i reati nella certezza di essere protette dagli organismi di garanzia e dall’autorità giudiziaria” ha commentato la Cennamo. Di fronte a una eventuale condanna, l’imputato dovrà rispondere del risarcimento del danno non solo nei confronti della vittima degli abusi, ma anche nei confronti dell’organo istituzionale della consigliera di parità. “L’ammissione come parte civile assolve una duplice funzione – ha commentato l’avvocato Carfagnini – da un lato amplia l’obbligo risarcitorio dei colpevoli, svolgendo così una funzione deterrente, dall’altro consente alle donne e in generale alle vittime di discriminazioni, di avvertire la protezione da parte delle istituzioni e di poter contare sul loro intervento”.

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