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giovedì, Marzo 28, 2024

Le mafie non temono il “lockdown”: ecco come si adeguano

AttualitàLe mafie non temono il “lockdown”: ecco come si adeguano

di Vincenzo Musacchio

Tra usura e consegna a domicilio della droga, le mafie sono in piena metamorfosi prosperando e moltiplicando i loro affari anche in questo difficile periodo. Il coronavirus con le sue criticità ha imposto un ripensamento delle strutture economiche della società e questo cambio di prospettiva naturalmente ha coinvolto anche le mafie. Durante il lockdown non solo la criminalità organizzata non si è fermata, ma è diventata ancora più forte, occupando tutti gli spazi vuoti lasciati liberi dallo Stato. Se da un lato il blocco delle attività ha messo in ginocchio aziende e lavoratori, dall’altro, ha mostrato come le consorterie mafiose siano capaci di reinventarsi nuovi mercati pur di non perdere i loro lucrosi affari. È in corso una trasformazione delle mafie che sopravvive al covid-19 grazie a due settori criminali basilari. Il primo è l’usura, con cui si è impossessata di fette importanti dell’economia sana, sfruttando la crisi dei piccoli imprenditori. Il secondo è l’uso d’internet e dei servizi a esso connessi (es. dark web), utile per consegnare a domicilio ingenti quantitativi di droga e mantenere stabile il mercato. Un fatto quest’ultimo che prova come queste organizzazioni criminali abbiano da parte ingenti scorte di stupefacenti naturali e sintetici. Le nuove mafie hanno spostato in rete attività quali lo spaccio e la prostituzione poiché ne hanno verificato la convenienza. La droga resta, tuttavia, il punto di forza del crimine organizzato ed è fondamentale per accumulare denaro da riutilizzare in questa crisi. Le mafie hanno dovuto imparare a convivere con questa crisi e hanno immediatamente compreso, in anticipo su tutti, che le moderne tecnologie potessero essere un utile strumento per riuscire a ridurre al minimo i danni e in alcuni casi guadagnare di più. La criminalità organizzata oggi rappresenta un “welfare sostitutivo” e un “punto di riferimento economico e sociale” per chi non riceve gli aiuti da parte dello Stato. Nel silenzio più assoluto e nell’inerzia quasi totale da parte delle istituzioni, le mafie si sono già impadronite di piccole e medie imprese tramite la loro incalcolabile e immediata liquidità. Sostituiscono la cassa integrazione laddove non arriva, s’inseriscono nelle future competizioni elettorali, concedono prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole e medie dimensioni. Concessi questi benefici, poi, divorano le imprese più deboli, facendole diventare strumento per riciclare i loro capitali illeciti. Ogni ritardo nel concedere gli aiuti di Stato necessari al mondo economico e imprenditoriale è un vantaggio enorme concesso alle mafie e alla loro azione criminale. In una situazione simile, le organizzazioni criminali fomenteranno qualsiasi episodio d’intolleranza urbana sfruttando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale, specie se sussisteranno ancora politiche inadeguate, ritardi ingiustificati e le superficialità con cui fino ad ora è stata fronteggiata la pandemia. Le mafie trasformeranno il lockdown e i danni della crisi in un affare colossale se lo Stato non interverrà con aiuti economici certi e immediati. Inefficienza della politica e malesseri sociali sono strettamente connessi. Il disagio sociale non solo alimenta, ma fa proliferare ulteriormente le mafie. In questi mesi, Cosa Nostra ha distribuito cibo agli abitanti dei quartieri popolari di Palermo che non potevano permetterselo. La Camorra ha fatto lo stesso verso i più bisognosi a Napoli e provincia. La ‘ndrangheta, addirittura non ha distribuito cibo ma denaro che ha consegnato direttamente alle famiglie come se fossero buoni spesa. Le mafie si sono infiltrate anche in ambito europeo ed internazionale e questo deve preoccuparci, e non poco, poiché saranno loro il vero pericolo dell’emergenza coronavirus.

*Vincenzo Musacchio, docente di diritto penale. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA).

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