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giovedì, Marzo 28, 2024

Il trionfo dell’anti-politica

EditorialiIl trionfo dell'anti-politica


Di ANGELO PERSICHILLI
I cinque deputati “furbetti” devono vergognarsi, ma questa alzata di scudi contro di loro mi sembra strumentale. Tale comportamento dimostra solo stupidaggine, non comportamenti corruttivi; tra l’altro la loro richiesta è completamente legale. Inoltre di furbetti ce ne sono tantissimi tra amministratori a tutti i livelli, tra giornalisti e soprattutto a migliaia tra tutti gli italiani. Tale indignazione, se non inopportuna, è quantomeno sospetta nella sua veemenza.
Ad esempio, appena l’INPS ha diffuso la notizia dei “furbetti”, sono subito volati paroloni di condanne ma…col freno a mano. Tutti i leader (forse escluso Di Maio), ma anche sostenitori su Facebook, avevano paura di condannare senza riserve per timore che qualche “furbetto” potesse far parte della loro parrocchia. Lo stesso Matteo Salvini ha tuonato subito invocando “espulsioni”, poi “sospensioni” passando poi a future “non ricandidature” quando ha capito che tra i furbetti c’era qualcuno della sua diocesi. Insomma, la politica prima, poi l’eventuale condanna alla corruzione modellata a seconda della parrocchia di appartenenza.
La politica fa diventare bianco il nero e viceversa, a seconda degli interessi partitici. Facciamo qualche esempio.
Ricordate cosa accadde a Roberto Benigni? Uno dei più grandi artisti italiani osannato da tutti, soprattutto dalla sinistra…fino a quando disse “si” a Matteo Renzi in occasione del referendum. Vanesio, buffone, opportunista e sopravalutato erano gli epiteti più leggeri. È andata solo un po’ meglio ad Andrea Bocelli dopo la sua comparsata con Salvini. Anche nelle democrazie, non solo nelle dittature, il do di petto è più bello se si appartiene alla corrente politica giusta.
Certo, in piazza o su Facebook non ci stanno più comunisti o fascisti che, diciamo, non sono più di moda; in compenso abbiamo antifascisti e anticomunisti. Infatti, per mancanza di leader alternativi democratici capaci e competenti, trionfa la politica dell’anti-qualcosa o qualcuno.
Ma torniamo ai terroristi della tastiera. Basta che ci sia un torto, una vittima in qualsiasi parte mondo e subito si immedesimano nel ruolo di cavalieri senza macchia e senza paura diventandone i paladini. Danno del ladro a tutti e distribuiscono lezioni di morale a buon mercato. Si esaltano tra di loro e insultano chiunque si azzardi ad esprimere una opinione diversa. Oddio, ‘opinioni’ per modo di dire in quanto si tratta di ‘nticchie di saggezza rubacchiate qua e là navigando sull’Internet o riciclando slogan triti e ritriti del passato. Non hanno niente da rimproverarsi, a parte qualche piccola ‘distrazione’ sulla denuncia dei redditi (colpa del commercialista), il pagamento di lavoretti in contanti per non pagare le tasse (colpa dell’idraulico), oppure la loro auto lasciata parcheggiata in doppia fila (ma solo per un momento).
Non c’è dibattito nelle piazze, non c’è nei media, soprattutto nei programmi televisivi. Nella maggioranza dei casi i moderatori sono ventriloqui che aprono la bocca a comando, mentre gli ospiti sono arrigapopolo a pagamento che, quando la televisione era una cosa seria, sarebbero stati usati al massimo come buttafuori.
Dibattiamo liberamente, ma evitiamo di farlo con chi ritiene che la verità o il torto siano da una sola parte e, come disse Giancarlo Pajetta, hanno ancora il cervello all’ammasso. La politica non è una religione piena di dogmi e i partiti non sono una setta. Fare politica non significa sfogare la nostalgia per cose del passato come la calza della Befana o per onorare la memoria di un genitore o del nonno militante politico. Tra l’altro, se fossero vivi e conoscendo ciò che abbiamo conosciuto noi dalla storia, mi chiedo se militerebbero ancora nello stesso partito al quale avevano dato fiducia, supporto e, in molti casi, anche la vita.
La politica deve aiutarci a guardare al futuro, forse ancora confuso, ma più interessante di un passato che può solo insegnare a non ripetere gli errori commessi. Certo, ci vogliono leader capaci e onesti e, se ci guardiamo in giro, in Italia e nel resto del mondo, c’è poco da scialare. Anche perché se c’è qualche persona seria e capace si guarda bene dal buttarsi nel tritacarne mediatico dominato dai terroristi della tastiera.
Basta quindi con i Torquemada allo sbaraglio in quanto l’Inquisizione è da secoli fuori moda; secondo, sentirsi gli unici difensori dell’onestà è da presuntuosi e, terzo, se ci facciamo un esame di coscienza anche superficiale ci accorgiamo che qualche peccatuccio l’abbiamo commesso anche noi.
In conclusione, incoraggiamo il dibattito politico ma, per quel che mi riguarda, toglierò l’amicizia a tutti coloro che continueranno ad usare il mio sito Facebook per fare i galoppini elettronici, di qualsiasi colore politico, intervenendo solo per promuovere sempre e solo la loro “setta”. In politica, come nello sport, ci deve essere una netta differenza tra i tifosi veri e gli scalmanati della curva sud. Il primo incoraggia, gioisce ma critica se la squadra (una a caso? La Roma) sbaglia; il secondo ‘tifa’ sfasciando vetrine per celebrare vittorie e fare a botte con gli avversari se perde.
Questo non è dibattito, ma rissa. Sono liberi di farla, ma sul loro sito.

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