Le sollecitazioni sono state inviate ai vertici del Governo e persino alla più alta carica dello Stato, al presidente Sergio Mattarella. Ma a quanto pare non c’è modo di nominare il commissario straordinario alla ricostruzione per il terremoto dell’agosto 2018 che colpì al cuore Montecilfone e altri 20 comuni del Basso Molise. Sono passati 15 mesi dal decreto del Governo con cui sono stati stanziati 40 milioni di euro per mettere in sicurezza gli edifici. Ci sono dunque i soldi, ma non c’è la figura che può far partire la ricostruzione, che rappresenterebbe una boccata di ossigeno anche per le imprese edili del territorio. Neanche la nuova scossa registrata a Montecilfone pochi giorni fa ha sbloccato la situazione. Si continua a pagare l’autonoma sistemazione alle famiglie, per fare un esempio 21 mila euro al mese solo a Larino, 34mila a Montecilfone, “soldi sperperati”, a parere dei sindaci, che si potrebbero risparmiare se solo finalmente partisse la ricostruzione. Così come verrebbero risparmiati i 600 mila euro previsti come indennità al commissario, se la nomina ricadesse, come più volte chiesto dai sindaci, sul governatore Donato Toma. Ma il tavolo delle trattative finora è sempre saltato sul più bello, a discapito delle comunità locali.
“Ci hanno sempre detto che non c’è l’accordo politico tra il presidente di Regione e il Governo” ha commentato il sindaco di Larino pino Puchetti.
Nelle altre parti d’Italia colpite da terremoti si è partiti con i lavori, solo il Molise, resta ancora una volta fanalino di coda. Su 21 comuni del cratere sismico del 2018, 11 sindaci oggi hanno chiesto con forza la nomina del commissario. Diversamente si marcerà su Roma e si sta già preparando una messa in mora tramite ricorso al Tar.