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sabato, Aprile 27, 2024

Covid 19: gli infartuati hanno paura a ricoverarsi, salvato per ”miracolo” al Veneziale

AttualitàCovid 19: gli infartuati hanno paura a ricoverarsi, salvato per ''miracolo'' al Veneziale

Presso l’Ospedale Veneziale di Isernia è giunto un cinquantenne con infarto miocardico in fase acuta, che ha avuto ripetuti arresti cardiaci da fibrillazione ventricolare, il primo appena giunto al Pronto Soccorso, gli altri cinque nel corso della procedura di angioplastica, tutto fotunatamente risolto con l’apertura del vaso. Infatti, nonostante i sei infarti, il paziente è stato salvato dall’equipe di Cardiologia, guidata dal Primario Carlo Olivieri. La tempestività nel raggiungere l’ospedale e il fattore tempo sono stati decisivi, nonostante la paura generata dal Covid 19.

L’allarme è stato lanciato da tutte le Società Cardiologiche: si sta registrando negli ultimi mesi una riduzione del 60% degli accessi in pronto soccorso per infarto miocardico. E si teme che i pazienti stiano rinunciando a richiedere i soccorsi per paura del contagio. Un recente studio multicentrico della Società Italiana di Cardiologia, condotto in 54 ospedali italiani, ha dimostrato una mortalità tre volte maggiore rispetto allo stesso periodo del 2019, passando dal 4,1% al 13,7%, un aumento dovuto ad un infarto non trattato o trattato tardivamente con angioplastica, infatti il tempo trascorso dall’insorgenza del dolore e l’apertura del vaso è aumentato del 39%. Il ritardo nella riapertura della coronaria con angioplastica è spesso fatale per una patologia tempo dipendente, qual’è l’infarto miocardico, per cui il tempo è ”muscolo”, cioè quanto più tempo passa dall’inizio dei sintomi tanto più tessuto cardiaco muore.

Il paziente salvato a Isernia ora è tornato a casa, ma l’esito favorevole non si sarebbe avuto con un ritardo nei soccorsi. Al momento lo sforzo maggiore è ancora concentrato sul Covid – 19, ma non bisogna abbassare la guardia nel combattere le malattie cardiovascolari, che risultano ancora essere la prima causa di morte, in modo da non vanificare tutti i progressi effettuati nella prevenzione e nella terapia di queste patologie.

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