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venerdì, Aprile 19, 2024

La “Lectio brevis” della politica molisana. Il punto dell’ex consigliere regionale Tullio Farina sulla ricomposizione della giunta

AttualitàLa “Lectio brevis” della politica molisana. Il punto dell’ex consigliere regionale Tullio Farina sulla ricomposizione della giunta

La “Lectio brevis” della politica molisana. Il punto dell’ex consigliere regionale Tullio Farina sulla ricomposizione della giunta regionale. “La ricomposizione della giunta regionale del Molise – scrive Farina – ci ha offerto una lezione esemplare di come la politica di oggi da una forma di democrazia si sia trasformata in oligarchia.  Oggi le sorti di una Regione sono nelle mani di soli 12 consiglieri, che avendo trovato l’organigramma perfetto credono di poter fare tutto quello che vogliono in dispregio di ogni legge e regolamento. Infatti i 12 consiglieri di maggioranza si sono cosi sistemati: uno alla presidenza del consiglio, quattro in giunta come assessori più un sottosegretario alla presidenza, due all’ufficio di presidenza, in qualità di vice presidente e segretario e quattro come presidenti delle quattro commissioni permanenti, ottenendo così anche uffici personali con le relative segretarie particolari e percependo indennità di carica, che vanno dagli 11.000 ai 13.000 euro. C’è anche un posto di riserva per un altro assessore per chi dovesse soffrire un mal di pancia. Questa è oggi la mangiatoia non di Betlemme, ma della giunta regionale. Decisamente troppo bassa, per restare a digiuno. A fronte di questa idilliaca composizione chi dei 12 apostoli di maggioranza avrebbe l’interesse di far cadere il castelletto di carte così costruito? Da qui tutte le nefandezze e le manovre spregiudicate non per assolvere compiti istituzionali finalizzati al bene della collettività, ma svolti solo per il conseguimento di fini prettamente privatistici. A tale conclusione, purtroppo, si è arrivati per una protesta sbagliata nei confronti dei costi della politica che, ahimè, ha portato non a ridurre i costi, ma solo la democrazia con la riduzione del numero dei rappresentanti della volontà popolare. Ed infatti non bisognava ridurre il numero degli eletti, ma dimezzare le sostanziose prebende che essi percepiscono. Dimezzando drasticamente le indennità e mantenendo lo stesso numero degli eletti si sarebbe conseguito lo stesso risultato di risparmio con il vantaggio non trascurabile di avere più democrazia ossia più rappresentanti espressione della volontà popolare. Anche io in un primo momento credevo che una riduzione dei costi della politica passasse attraverso le riduzioni del numero degli eletti; sbagliavo e non è così visti i risultati odierni, perché in tal modo si formano o si formerebbero pericolose oligarchie rappresentative di interessi particolari e corporativi. Oggi, infatti, abbiamo consessi, asfittici e rachitici, che al massimo rappresentano la volontà di una grossa parentela o di un condominio, ma assumono decisioni per una intera Regione o Comune e corriamo anche il rischio, fra non molto, che gli eletti chiederanno pure qualche aumento nell’ottica che essi sono diminuiti ma i compiti da affrontare sono aumentati E si può star certi che sarà così. La lezione che viene dalla Regione Molise dovrebbe far aprire gli occhi al legislatore nazionale che dovrebbe intervenire con un atto “Motu proprio” per impedire scelleratezze amministrative, come quelle registrate oggi, perché non è possibile governare una Regione con forme di opportunismo, di capricci, ritorsioni o vendette trasversali. A dir la verità ci sarebbero altri due modi per risolvere il problema, purtroppo essi sono irrealizzabili. Il primo spetterebbe agli elettori cambiare musica, ma essi ormai si sono trasformati come un gregge neanche belante, ma silente, che segue i capitani di ventura di ogni specie, abili a presentarsi sempre sotto mentite spoglie e a cambiar colore a momento opportuno, gabellando gli sprovveduti attraverso promesse e favori clientelari in molti casi trasformando anche i diritti loro spettanti in favori. Il secondo sarebbe il metodo della defenestrazione di Praga, allorquando i legati imperiali inviati dall’imperatore austriaco furono buttati dal popolo dalle finestre sopra il letame, che fortunatamente salvò loro la vita, ma anche questo non è possibile; la sede consiliare è posta a piano terra. E così vivranno felici e contenti – chiude Farina – per il corrente lustro”.

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