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venerdì, Aprile 26, 2024

Giorni sospesi, il senso che non c’è

AttualitàGiorni sospesi, il senso che non c’è

di Manuela Petescia*
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Per dare un senso a questi giorni sospesi basterebbe prendere atto che il senso non c’è.
Sembra un gioco di parole, eppure a questo lungo e forzato periodo di reclusione collettiva, che ricorda l’epoca lenta del medioevo, le ore canoniche che scandivano le giornate, farà seguito un altro periodo – e lunghissimo – di grave instabilità economica e di povertà.
E le illusioni non servono.
Nessuno può conoscere né prevedere di che proporzioni sarà la catastrofe economica successiva alla catastrofe umana, e allora ammettere l’assenza di una spiegazione logica o di una finalità sovrannaturale a questo drammatico concatenarsi di eventi sul nostro pianeta, potrebbe aiutarci a organizzare al meglio la resistenza.
«Nell’impossibilità di vederci chiaro», diceva Freud, «almeno vediamo chiaramente le oscurità».
Ma il tempo individuale non si ferma solo oggi e solo perché c’è la pandemia.
Esistono, nell’arco di una lunga vita, quella che si augura a tutti, moltissimi intervalli in cui si resta sospesi nel nulla, nel vuoto, e per molto tempo.
Senza sollecitare il confronto con chi ha vissuto la guerra o ha sepolto un figlio, visto che per costoro probabilmente il coronavirus vale meno di zero, è sufficiente ricordare i giorni di chi ha perso il lavoro, di chi ha perso la propria casa, di chi ha perso un grande amore, di chi ha dovuto rinunciare agli studi, di chi ha dovuto abbandonare lo sport.
Sono i giorni di chi affronta una malattia, di chi ha l’animo avvolto nei pensieri di morte, di chi viene arrestato, di chi subisce un processo.
Sono i giorni, sospesi, di chi perde la propria dignità nella droga o nell’alcool, in una sala giochi o sulle pagine di un giornale.
Sono i giorni, sospesi, di chi vive con il cellulare in mano in attesa di un messaggio.
Non serve scomodare la morte, insomma, affinché nel confronto terribile ognuno di noi possa sentirsi tutto sommato al sicuro.
Per affrontare con equilibrio il pianeta momentaneamente ammalato è sufficiente ricordare ad ognuno di noi che siamo già abituati, chi più e chi meno, a sospendere il tempo individuale per un danno subìto e forse – oggi che il tempo sospeso è collettivo – ci sentiamo un po’ meno soli.
Ma chi ha scritto pagine di grande valore sul tempo, analizzandone tutte le sfumature, pubblicando libri di straordinario successo tradotti anche in altre lingue e articoli sulle migliori riviste scientifiche nazionali e internazionali è lo psichiatra e psicoanalista junghiano Angelo Malinconico.
Dal tempo storicizzato, le esperienze che precedono la nostra vita fino al trauma, fino al coronavirus, con l’ingresso in una dimensione di paura e di incertezza, al tempo simbolico, proiettato in avanti, nel futuro, vissuto collettivamente come progettuale, si può slittare – scrive Angelo Malinconico – in una sorta di cronodesi, trovarsi simultaneamente, cioè, nel tempo attuale e in quello trans-personale, archetipico, delle origini: l’essere biologici prima ancora dell’essere umani.
*direttore Telemolise

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