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venerdì, Aprile 19, 2024

“Mi trovavo nel mondo dei morti e sono rinato”. L’architetto di Bergamo guarito al Cardarelli: “Voi molisani mi avete salvato”

Apertura"Mi trovavo nel mondo dei morti e sono rinato". L'architetto di Bergamo guarito al Cardarelli: "Voi molisani mi avete salvato"

La voce più volte rotta dall’emozione, la felicità di poter presto tornare a casa, la riconoscenza infinita nei confronti di chi in Molise, a settecento chilometri dalla sua città, gli ha salvato la vita. Mario Minola, architetto, è uno dei due bergamaschi malati di Coronavirus che nel momento più tragico dell’emergenza in Lombardia sono stati trasferiti in gravi condizioni al Cardarelli di Campobasso, l’altro è Manco Villavicencio, di origini peruviane. I due sono vivono entrambi a Bergamo, hanno entrambi 66 anni, ma non si conoscevano, si sono visti per la prima volta nella stanza dell’ospedale molisano dove sono stati curati e sono ora definitivamente guariti. Nei prossimi giorni potranno tornare a casa.

Prima di lasciare il Molise hanno voluto ringraziare chi li ha accolti e gli ha salvato la vita, raccontando anche la loro esperienza. “Un pomeriggio di due mesi fa mi sono sentito male e i miei familiari mi hanno accompagnato al pronto soccorso di Bergamo, da quel momento non mi ricordo più nulla”, esordisce l’architetto. “Mi sono svegliato trenta giorni fa e mi sono ritrovato a Campobasso, una città dove non ero mai stato. Mi hanno detto che ero guarito ma non sapevo neanche di cosa ero ammalato. Un mese fa è cominciata anche la riabilitazione. Qui sono bravissimi, sono felice di essere stato trasferito a Campobasso. Io ho dei fratelli medici e dei nipoti che fanno la fisioterapia, loro mi avevano detto di venire qui perché era un posto dove sono molto preparati”. Su quei giorni bui, durante i quali è rimasto a lungo privo di conoscenza, ricorda: “Mi trovavo nel mondo dei morti e sono rinato. Adesso, come i bambini piccoli, dovrò imparare a fare le cose più semplici. Dovrò fare come mia nipotina che ha un anno e sta cominciando a camminare proprio in questi giorni. La stessa cosa farò io. Mia moglie mi ha rassicurato, mi aiuterà lei. Però adesso ho una voglia spaventosa di rivederli”.

Di sicuro l’architetto, una volta rientrato a Bergamo, non dimenticherà chi lo ha salvato: “D’ora in poi avrò tanti amici da venire a trovare qui a Campobasso, ho preso il numero di telefono di un sacco di gente. Io sono un amante del sud, mi piace il calore della gente, l’ospitalità e il senso che danno alla vita. Non siamo così noi del nord, stiamo sempre a correre e non si sa dietro a cosa visto che prima o poi devi lasciare tutto qui. Adesso torno a casa, chiudo lo studio, lo lascio a mio figlio e voglio vivere serenamente con mia moglie quello che il Signore mi darà ancora da campare. L’importante però è essere riuscito ad uscire da questa situazione e il merito è dell’ospedale Cardarelli di Campobasso”. Tutto con le idee chiarissime sulla prima cosa che farà appena tornato a casa: “Mia moglie mi preparerà la pasta La Molisana al sugo e stapperemo una bottiglia di prosecco”.

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