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venerdì, Aprile 26, 2024

Strutture per l’infanzia private: “Senza provvedimenti costretti a chiudere”, grido di aiuto a Governo e Regione

AttualitàStrutture per l'infanzia private: "Senza provvedimenti costretti a chiudere", grido di aiuto a Governo e Regione

E’ un grido disperato quello di un gruppo di asili nido, scuole dell’infanzia paritarie e strutture di servizi all’infanzia che operano nel Basso Molise e che sono rimaste tagliate fuori da provvedimenti specifici. L’Arca di Noè, Fabilandia, Bim Bum Bam, Hakuna Matata, Gonfabilandia Park, La Trottola, Karamella e Gioca e Crea, hanno scritto una lettera indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte e al Ministro Lucia Azzolina, e al presidente della Regione Donato Toma in cui si tocca con mano la difficoltà che le imprese vivono in epoca di Coronavirus. “Viviamo in una regione dove le difficoltà di fare impresa sono già enormi in condizioni per così dire normali, in questa situazione di eccezionalità potrebbe diventare addirittura utopico. Siamo invisibili purtroppo a voi tutti, Stato e Regione, le nostre piccole imprese svolgono un servizio essenziale per la comunità e la serenità di tante famiglie che scelgono le strutture private per affidare i loro piccoli” hanno ricordato nella lettera. Nessun provvedimento specifico per queste strutture fino ad oggi a cui si aggiunge l’incognita della riapertura, al momento senza previsione. In queste condizioni l’unica via percorribile sarebbe la chiusura, con ripercussioni sulla continuità lavorativa di tutte le collaboratrici, del corpo docente ed educativo, oltre al danno sociale verso le centinaia di famiglie che alla riapertura delle loro attività non potranno più contare sul prezioso aiuto delle strutture private. “L’unica misura a nostra tutela, ad oggi, – hanno scritto scrivono – è il ricorso agli ammortizzatori sociali per i nostri dipendenti, tra l’altro per sole 9 settimane e quindi del tutto insufficienti, ma non è certo abbastanza per coprire le ingenti spese dei canoni di locazione e delle spese comunque rimaste a nostro carico come le tasse sul lavoro, le tasse d’impresa, le utenze”. Ecco perché il gruppo di 8 strutture chiede il prolungamento del periodo di cassa integrazione per tutte le settimane di chiusura dei servizi. E poi una riprogrammazione delle risorse già stanziate per il Bonus Baby sitter e Bonus nido, che in questo periodo vengono usati in una percentuale molto inferiore alle attese, da ridistribuire a favore delle strutture dei servizi per l’infanzia. “E’ impensabile in uno stato democratico decidere di lasciar morire attività dedite al sociale” concludono. La speranza ora è che questo grido di aiuto non resti inascoltato.

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