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martedì, Aprile 23, 2024

Quarantena, così Venafro si salvò dalla peste nel 1656

AttualitàQuarantena, così Venafro si salvò dalla peste nel 1656

Dal passato, il ricordo di una pestilenza che colpì Venafro e da cui la cittadinanza si salvò con una quarantena rigidissima. Lo racconta lo storico Franco Valente all’Ansa: “bisogna sempre far riferimento alla Storia del Regno di Napoli, ma esiste una relazione dettagliata di ciò che accadde a Venafro durante la peste del 1656, compilata da un medico del posto, Ludovico Valla, pubblicata nel 1975 da Gennaro Morra”. Straordinari i dettagli che il medico fornisce relativamente agli scafandri utilizzati per evitare il contagio e alla quarantena, oggi come allora unico modo per bloccare l’epidemia. “I venafrani non colpiti dal morbo del ‘600 – racconta Valente citando la relazione di Valla – furono isolati murando due archi: quello di Porta Nuova e quello di San Lazzaro. La zona fu resa, così, inaccessibile a tutti e si salvarono 1000 persone, come ricorda una lapide in Piazza Cimorelli”. Quanto agli scafandri “il medico li descrive come simili a becchi di uccello per proteggere le vie respiratorie”. L’ospedale, il lazzaretto, fu allestito nell’area della chiesa e del convento di San Nicandro. Per la città di Isernia da un diario capitolare si evince che morirono 2030 persone.

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