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sabato, Aprile 20, 2024

Riflessioni sulla diffusione del coronavirus dell’ex sindaco di Trivento, Tullio Farina

EvidenzaRiflessioni sulla diffusione del coronavirus dell’ex sindaco di Trivento, Tullio Farina

Riflessioni sulla diffusione del coronavirus. L’ex sindaco di Trivento, Tullio Farina, fa alcune riflessioni sull’emergenza in corso. “Non so quando e come terminerà questa situazione assurda – scrive Farina – determinata dalla diffusione del coronavirus, come ne usciremo e quali conseguenze determinerà, ma qualche idea sulla sua diffusione me la sono fatta. In un’epoca dominata dalla globalizzazione dove tutto si comunica e circola a tempo di record sembra quasi impossibile che ci si sia fatti sorprendere del tutto impreparati. Nel vedere quello che accadeva in Cina non si è riusciti a comprendere che era questione di giorni, ed anche pochi, e pure il resto del mondo avrebbe avuto a che fare con lo stesso problema. Le forze politiche hanno fatto tutte le loro proposte non tanto finalizzate ad affrontare in modo concreto il problema quanto a cercare il consenso elettorale e a fare i primi della classe. Aver fatto la proposta, ad esempio, di bloccare i voli da e per la Cina non preoccupandosi di tutti gli altri che tornavano e andavano in Cina con voli indiretti, passando per altri paesi è stata una leggerezza, chiedere il blocco di tutte le frontiere per fermare i migranti è stata una proposta meramente strumentale, sapendo che i migranti più che carnefici erano vittime. E per fortuna che il virus non è stato portato da questi altrimenti si sarebbero accesi i roghi. Mi meraviglio perché tutte le teste illuminate non hanno immediatamente chiesto alle università tutti i nominativi degli studenti di fuori regione per avere contezza di tutti gli spostamenti “intra moenia” ossia tra regioni che sarebbero stati ottimi veicoli del virus ed avrebbero infettato l’intera nazione. Chiudere le università senza aver fatto un’operazione di censimento di tutti gli studenti che inevitabilmente, chi a torto e chi a ragione, si sarebbero spostati è stata una vera follia. Certamente non si sarebbe potuto mettere il sale sulla coda a coloro che all’ultimo momento, avvisati anche da una improvvida fuga di notizie, si mettevano sui treni per fuggire. Anche le restrizioni a scaglione sono state poco produttive perché già prima del carnevale, avendo visto quello che accadeva in Cina e la diffusione del contagio, che già era iniziata, bisognava prendere le dovute precauzioni impedendo ogni forma di festeggiamento carnascialesco ed ogni forma di assembramento. Assurda l’ordinanza relativa al carnevale di Venezia che consentiva i festeggiamenti fino a mezzanotte come se la maschera del coronavirus uscisse dopo tale ora per fare un dispetto alla maschera di Cenerentola costretta a rientrare prima della mezzanotte. La prevenzione sarebbe stata certamente migliore del contenimento e della repressione. Ricordo che il 22 febbraio chiesi non di vietare, ma di consigliare a tutti l ’opportunità di rinviare la sfilata dei carri e il veglione dei bambini in un periodo più sicuro in attesa di vedere come si evolveva la situazione ma la mia osservazione fu scartata immediatamente così come in tutta Italia si è preferito ballare, abbracciarsi, scherzare e cantare incuranti che un virus invisibile, subdolo poteva annidarsi in ogni luogo e in ogni individuo. Oggi si è arrivati al capolinea e siamo costretti a fare quello che la prudenza avrebbe suggerito di fare prima, perché una cosa è fermare 100 virus un’altra cosa è fermare 10.000 virus. Direbbe il sommo poeta “Oh insensata cura dei mortali” a preoccuparsi di un momento fugace di baldoria e non del rischio della vita. Il governo ha fatto la sua parte, anche se con tentennamenti dovuti al fatto che, oltre a preoccuparsi in primis della salute dei cittadini, ha dovuto tenere conto delle esigenze economiche perché senza lavoro non si vive. Bloccare tutto in un solo attimo non era possibile, ma adottare da parte dei cittadini misure di autotutela era doveroso perché dice un saggio proverbio che il miglior medico è sé stesso. Non me la sento di dare responsabilità al capo del governo, Conte, perché si è mosso sempre con realismo, moderazione cercando di fronteggiare una situazione allarmante senza generare allarmismi. E’ stato termine fisso e punto di riferimento per tutti, evitando proposte tribunizie e di mercante in fiera. Buona parte dei cittadini invece non ha percepito la gravità della situazione per cui mentre a Milano si combatteva in altre parti non dico si festeggiava, ma neanche si stava in trincea continuando spensieratamente con le proprie abitudini. Certamente non occorrevano norme prescrittive e di divieto per arrivare a comprendere che per il bene di tutti era meglio non uscire ma restare in casa. Ultima annotazione, certamente la più negativa, è quella relativa alla speculazione che si è manifestata nel momento forse più drammatico, anche delle due guerre mondiali, della storia d’Italia. Nel momento in cui ci sarebbe stato bisogno di solidarietà, fratellanza tra gli uomini constatare l’aumento spropositato di alcuni prodotti disinfettanti non è uno spettacolo edificante.  Addirittura ci sarebbe stato bisogno di un prezzo politico dei prodotti per favorire i cittadini. Approfittare di battere cassa in una situazione di pericolo e di necessità vuol dire fare sciacallaggio. Non so se la colpa sia dei fornitori o dei commercianti ma chiunque si sia comportato così alla fine della guerra, perché di guerra si tratta, potrà pure tenere le tasche piene, ma avrà il cuore vuoto di ogni sentimento. Resta comunque il fatto – chiude la nota di Farina – che alla fine il bene trionfa sempre sul male ed anche questa volta il popolo italiano supererà questa difficile prova”.

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