Il caso di Giada Vitale, abusata dal parroco di Portocannone quando era una ragazzina, è tornato nuovamente in aula. A Larino infatti c’è stata udienza davanti al giudice per le indagini preliminari Rosaria Vecchi. Il difensore di Giada, Giuseppe D’Urbano, ha presentato opposizione all’archiviazione, decisa dal pubblico ministero, per i fatti successi dai 14 ai 17 anni. La posizione di Don Marino Genova era già stata stralciata nel primo processo in relazione a questo periodo. Il pm Ilaria Toncini in seguito aveva deciso di riaprire il fascicolo, ritenendo poi invece di archiviarlo. Giada, insomma, avendo raggiunto il quattordicesimo anno di età sarebbe diventata più consapevole e quindi consenziente. Un’assurdità secondo la difesa, che ha presentato opposizione.
Il giudice entro 5 giorni deciderà se accogliere l’opposizione dell’avvocato D’Urbano. In aula c’era anche il difensore di Don Marino Genova che ha chiesto invece l’accoglimento dell’archiviazione, così come deciso dalla stessa Procura. Il sacerdote, per gli abusi commessi quando Giada aveva 13 anni, è stato condannato in primo grado a 6 anni di reclusione, ridotti a 4 anni e 10 mesi poi in Appello. La Corte di Campobasso aveva fatto valere l’attenuante della minore gravità, sostenendo che la violenza non era stata consumata fino in fondo, attraverso atti completi. Questo nonostante i giudici siano stati concordi nel definire don Marino, oggi 63 anni, protagonista di violenza sia fisica che psicologica e di comportamenti subdoli nei confronti di Giada.