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venerdì, Marzo 29, 2024

Ritiro deleghe, l’azzardo di Toma

AperturaRitiro deleghe, l'azzardo di Toma

di Enzo Di Gaetano

 

Parlando con gli addetti ai lavori, la decisione di Donato Toma di azzerare le deleghe, imprevista e imprevedibile per la gente comune, ha invece ragioni e motivi ben precisi. Ma partiamo dal 31 dicembre, quando Toma, solo sei giorni fa, nella conferenza di fine anno, disse ai giornalisti che i suoi cinque assessori avevano meritato tutti la promozione. Ovvero il tagliando di fine anno era positivo per tutta la squadra. Dal 31 dicembre cos’è successo? Cos’è che ha fatto cambiare idea a Toma che, ieri mattina, ha firmato il decreto di ritiro delle deleghe a tutti e cinque i suoi assessori?

Lui ha giustificato la sua decisione con la mancanza di amalgama, di coesione, più che nella giunta, nella maggioranza che la sostiene. Una maggioranza mai troppo allineata e, anzi, alquanto indisciplinata, dal punto di vista politico e dialettico. Comunque Toma, senza sbilanciarsi troppo, ha dato appuntamento agli assessori già lunedì, alla prima riunione di giunta utile, per giocarsi con loro e solo con loro la partita, da lui iniziata ieri mattina e a loro insaputa. Perchè è fondamentale capire che nessuno degli assessori avrebbe mai immaginato venerdì di perdere le proprie deleghe dalla sera alla mattina. E invece è successo, Toma, con una mossa a sorpresa ha sparigliato le carte. Cosa c’è dietro?

Nessuno lo sa, né Toma lo dice, rimanendo su un discorso abbastanza vago di mancanza di coesione nella maggioranza. Ma alle persone a cui piace guardare i fatti, non resta che rivedere le notizie uscite tra mercoledì e venerdì. Pochi, ma significativi, i fatti accaduti. Il primo è la nomina di Cristian Sellecchia a Commissario delle Case Popolari. Un incarico che, stando alle indiscrezioni, aveva chiesto per il suo Gianni Fantozzi l’assessore Vincenzo Niro. Fantozzi aveva un’esperienza specifica, come ex commissario dello Iacp di Isernia, ma l’assessore allo Iacp non è Niro, bensì Roberto Di Baggio di Forza Italia. E questo avrebbe fatto la differenza. Il secondo fatto è la conferma dello staff di consulenti che affianca il presidente e qui di sorprese sostanzialmente non ce ne sono, tutti confermati: D’Uva, Tiberio e Luciano, con la novità di un certo Brunetti che aiuterà Toma a comunicare con l’Europa.

Il terzo fatto è l’assegnazione di un milione e 350mila euro alla società in house Sviluppo Molise, per la redazione di un Piano di sviluppo turistico che, per qualcuno, come Aida Romagnuolo, Michele Iorio e i Cinque Stelle, è sembrato un tantino eccessivo. In Abruzzo, un lavoro del genere era costato alla Regione circa sessantamila euro.

Infine, ultimo, ma non ultimo, il discorso relativo alla scelta dei candidati sindaci del Centrodestra a Campobasso e Termoli. Toma, stando alle indiscrezioni, vorrebbe scelte del Centrodestra esterne alla politica, insomma dei tecnici, dei Toma in formato ridotto, perchè per lui, quella degli esterni, sarebbe la scelta vincente. Questi i quattro fatti conosciuti, che potrebbero aver provocato scosse e controscosse all’interno della maggioranza, tanto da convincere Toma a far suonare il campanello. Per ora ha ritirato le deleghe agli assessori, ma quello che sembra essere il suo obiettivo è un altro: far capire alla truppa che, se il generale decide di dire basta, vanno tutti a casa. Nelle prossime ore si saprà se l’azzardo gli è riuscito, o no.

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