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domenica, Novembre 3, 2024

Fil Rouge, le sorelle Rossi restano ai domiciliari: diniego del Riesame

AttualitàFil Rouge, le sorelle Rossi restano ai domiciliari: diniego del Riesame

Niente da fare per le sorelle Clara ed Edda Rossi, 66 e 63 anni, restano ai domiciliari, ognuna a casa sua a Isernia. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Campobasso, che ha così respinto il ricorso in cui l’avvocato Stefano Cappellu, difensore di entrambe le titolari dell’impresa Asfalti Rossi, chiedeva l’attenuazione delle misure cautelari già confermate in prima istanza dal Gip di Isernia. A questo punto, come confermato dallo stesso Cappellu: «Non resta che la Cassazione, a cui faremo ricorso appena saremo messi a conoscenza delle motivazioni della sentenza del Riesame che dovrebbe essere depositata entro il tempo massimo di trenta giorni, ma, sincereamente, mi auguro che il deposito avvenga ancora prima». Il tribunale del Riesame di Campobasso che ha respinto il ricorso era presieduto dal giudice Scarlato, giudici a latere D’Onofrio e Pepe.

Com’è noto, dal 13 novembre scorso, le due imprenditrici isernine sono agli arresti domiciliari, nell’ambito dell’operazione Fil Rouge della Guardia di Finanza di Isernia. Sono accusate di dichiarazione infedele, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o documenti per operazioni inesistenti, emissione di fatture o documenti per operazioni inesistenti, occultamento di scritture contabili e indebita compensazione, aggravati e in concorso, per un giro d’affari di circa 85 milioni di euro.

Le altre sei persone incappate nei provvedimenti restrittivi hanno tutte ottenuto l’attenuazione delle stesse, restando solo l’obbligo del divieto di entrare nelle aziende del Gruppo Asfalti Rossi. E non è escluso che proprio le dichiarazioni al Gip degli altri indagati abbiano ulteriormente appesantito la posizione delle due sorelle. L’operazione Fil Rouge dei Finanzieri del colonnello Vito Simeone ha inizio a seguito di un accertamento nei confronti di una delle tante società del gruppo, avente sede a Giugliano, in provincia di Napoli, intestata a un’anziana signora, oggi 91enne, madre delle sorelle Rossi. L’azienda presentava la dichiarazione per l’annualità fiscale chiusa al 31 dicembre 2011 senza indicare dati contabili, pur in presenza di operazioni imponibili per complessivi 738mila euro e un’Iva di 155mila euro. Ma le stranezze erano tante: la società, costituita nel 2010, ometteva di presentare la dichiarazione dei redditi dopo soli due anni di vita. Senza contare il deposito del bilancio di esercizio presso la Camera di Commercio, mai avvenuto. Le irregolarità finiscono sul tavolo della procura, che inizia a indagare sull’ipotesi che quello del Gruppo Rossi sia un vero e proprio “sistema di fare impresa”. Fondato sul meccanismo delle società ‘cartiera’, ovvero aziende non realmente operative, ma aventi puramente lo scopo di emettere fatture fittizie per operazioni infragruppo.

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