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venerdì, Aprile 19, 2024

L’ombra dei nani

EditorialiL'ombra dei nani

di Angelo Persichilli

Una vera democrazia non si esprime solo con la capacità di un governo di governare. I governi ce l’hanno tutti, democrazie e dittature. La differenza sta nella presenza di una opposizione e di una stampa libere e responsabili.

In Italia non c’è vera democrazia in quanto mancano questi presupposti.

Attenzione però, il fatto che non ci sia vera democrazia non significa, per fortuna, che ci sia una dittatura. Dopo la marcia su Roma in Italia ci fu la dittatura perché c’era un dittatore, Benito Mussolini, che, purtroppo, aveva anche dei programmi.

In Italia si cambia, ma solo sulla carta. Cambiano i nomi e le etichette partitiche, ma non il modo di fare politica. A parte vuote filippiche e pomposi capi di accusa, da decenni non vi sono opposizioni con programmi seri. Le opposizioni, tutte, non agiscono per tutelare l’interesse dei cittadini, ma quelli partitici per tornare al governo e, una volta al governo, quelli personali. E così, con genuina ignoranza o consapevole menzogna, promettono tutto ciò che gli elettori chiedono. Qui occorrerebbe parlare della dabbenaggine (o qualcos’altro) degli elettori ma ne riparleremo.

Torniamo alle opposizioni. Fomentano un gioco al massacro assillante, feroce, basato su una dialettica truculenta ma senza programmi alternativi. Poi, una volta al governo, ‘tout au contraire’ e così il sogno di potere si trasforma dopo poco in incubo a ruoli invertiti.

C’è quindi la stampa, ma qui bisogna stendere un velo pietoso. Dico solo che quando la stampa tradizionale contava, era al servizio di chi la finanziava. Ora le cose sono migliorate nel senso che è sempre al servizio di chi la finanzia, ma ora nessuno se la fischia (altrimenti Salvini e Di Maio non sarebbero al governo).

Che fine ha fatto la vera democrazia? La risposta la vediamo tutti i giorni nelle strade, nei posti di lavoro, nelle scuole.

La vera democrazia è invece come una squadra dove tutti hanno un ruolo diverso ma definito e tutti insieme spingono la palla nella rete degli avversari.

Ora non si sa qual è la squadra e chi sono gli avversari. Tutti corrono tutti dietro al pallone, tirano calci al primo che capita, il centravanti in porta, il portiere in attacco e l’arbitro assegna il calcio di rigore e poi lo tira lui stesso. Molti cambiano squadra durante la partita senza avvertire l’allenatore (esonerato il giorno prima) e il telecronista non se ne accorge essendosi fermato per la pausa caffè, come previsto da contratto sindacale.

Oggi l’Italia non è né una dittatura, né una democrazia, è una fiera di paese. Nel mercato c’è tanta mercanzia, qualcuna anche pregiata, ma nella confusione nessuno è più in grado di distinguere il capolavoro dalla patacca, il vino dall’aceto o il ladro dall’onesto. Infatti, in molti ora non sanno nemmeno la differenza. La differenza la fa l’abilità dell’imbonitore di gridare più forte del vicino, di sabotare l’avversario con colpi bassi, di sorridere al dirimpettaio tirando calci sotto il tavolo.

Un dibattito politico suona più o meno così: accattatev ‘o pesc; venghino siori e siore; c’avemo er mejo cacio de Roma; tutt’è bbonu e binirittu; ne Testina, va a ciapal in tel cù, va la

Sembrano battute le mie, ma sono cose che si sentono in televisione. Qualche giorno fa un giornalista si è rivolto al vicecapo del governo chiamandolo ‘Giggino’ e il vicepremier, anche lui con molta classe, risponde “Giggino lo dici a sòreta”. Immaginate Enzo Biagi, durante una intervista formale, rivolgersi a Spadolini chiamandolo “Juanin”.

Qui non è questione di congiuntivi, ma dell’ABC della buona educazione. Purtroppo, quando la cultura e la professionalità vengono a mancare, cafonaggine e turpiloquio sono l’unico surrogato disponibile.

Certo, avevano ragione Renzi e soci quando condannavano il modo sguaiato di criticare delle opposizioni, soprattutto grilline e leghiste, che radicalizzavano il dibattito facendo di tutte le erbe un fascio e tutti criminali.

Renzi e compagni ora fanno la stessa cosa, un’opposizione sguaiata, basata sulle offese personali. L’unica differenza è che prima avevamo al governo “ladri e corrotti”, ora “fascisti e razzisti”. Una cloaca a cielo aperto.

Certo, si potrebbe discutere su chi ha cominciato, ma credo che sarebbe meglio cominciare a pensare a chi avrà il coraggio di finirla presentando un governo capace o preparare una opposizione responsabile.

Non credo che il duo Salvini-Di Maio sia la risposta definitiva ai problemi italiani per ragioni ovvie. Ma, come disse un grande giornalista italiano (del passato) “al tramonto anche le ombre dei nani sembrano giganti”. Nel frattempo, in mancanza dell’uomo (o della donna), si gioca pericolosamente con le ombre.

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