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giovedì, Aprile 25, 2024

Isernia. La Comunità di S. Egidio: corridoi umanitari per evitare altre vittime nel Mediterraneo

AttualitàIsernia. La Comunità di S. Egidio: corridoi umanitari per evitare altre vittime nel Mediterraneo

Che cosa sta succedendo nel Mediterraneo? Perché si parla di un mare ad alto rischio, per quale motivo sta creando innumerevoli problemi? A spiegarlo, sabato pomeriggio, in un incontro testimonianza, il prof. Francesco Dandolo dell’Università degli Studi di Napoli, responsabile della Scuola di Lingua e Cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio. La conferenza è stata organizzata in occasione della celebrazione del Cinquantenario della Fondazione dell’associazione, che si festeggia quest’anno.
“Definito la tomba del Mondo, il Mediterraneo -ha ricordato in un excursus storico il prof. Dandolo – è stato luogo di scontro e di guerre,  ma anche di incontro e scambio di tante civiltà”. Negli ultimi 15 anni, anche se non esistono statistiche ufficiali, il Mediterraneo conta oltre 30mila vittime: uomini, donne e soprattutto bambini che affrontano viaggi della speranza. Il 60% di queste persone resta senza un nome e identità. I dati più accurati arrivano dopo il 2014,  da allora si registrano circa 14mila morti. E se il numero di migranti che giunge in Italia diminuisce, ad agosto si è registrato il 70% di sbarchi in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, aumenta in percentuale il numero dei decessi. “Crediamo di aver risolto il problema chiudendo i porti -ha affermato Dandolo – ma se da un lato diminuiscono gli sbarchi, dall’altro aumenta il rischio di naufragi. Non c’è più nessuno a controllare. La Marina militare, che era il nostro orgoglio e salvava in mare migliaia di profughi, non opera più lungo le rotte dei barconi. Oggi per chi si avventura, il rischio di morire è molto più elevato -ha commentato – proprio perché il Mediterraneo è diventato un deserto. Non c’è più nessuno preposto a salvare vite umane”. Francesco Dandolo ha anche parlato dei campi profughi in Libia, testimonianze fotografiche raccontano di uomini in catene, donne violentate, bambini maltrattati. “Non si può parlare di migranti economici, sono prigionieri che vivono in condizioni igieniche carenti, con nessun accesso alle cure mediche”. Proprio per garantire una speranza a queste persone, la Comunità di Sant’Egidio punta a sviluppare una rete di solidarietà che si concretizza nei “corridoi umanitari”.
Un progetto-pilota, realizzato in collaborazione con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Cei e la Tavola Valdese, completamente autofinanziato, ma che ha dei precedenti di successo: un esempio in Kossovo nel 1999.
Una soluzione questa per evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre e concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità”, soprattutto anziani, disabili, donne e bambini, un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. Per l’occasione, ha offerto una toccante testimonianza Kamira, una giovane profuga siriana, proveniente da Damasco. Frequentava l’università quando nel suo Paese sono iniziati i primi bombardamenti. Ha dovuto abbandonare gli studi. I fratelli, scappati prima di lei, hanno affrontato un viaggio molto rischioso. La fuga attraverso il Libano, poi l’arrivo in Grecia e la fortuna di incontrare papa Francesco, che ha voluto portarli a Roma con sè, sul suo aereo. Qui sono entrati in contatto con la Comunità di Sant’Egidio, che li ha aiutati. Grazie al progetto dei Corridoi umanitari sono riusciti a ricongiungersi con il resto della famiglia. Kamira è arrivata in Italia legalmente. Ora vive a Portici (Na) e ha ripreso gli studi alla Federico II. Dopo un anno in Italia parla correttamente la nostra lingua, anche -ha detto, con gratitudine – grazie ai corsi che segue con la Comunità”.
Nei locali della Chiesa di San Pietro Celestino, a Isernia, è stato allestito anche un mercatino vintage solidale, con la partecipazione di numerosi volontari, per sostenere i Corridoi umanitari; la serata si è conclusa con un aperitivo di solidarietà, accompagnato dalla voce di Anya Caroselli, giovane universitaria isernina che condivide l’esperienza con i giovani della Comunità di Sant’Egidio a Roma.

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