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venerdì, Marzo 29, 2024

Malasanità, proteste anche dal sindaco di Venafro e dal presidente dell’Ordine dei medici di Isernia

AttualitàMalasanità, proteste anche dal sindaco di Venafro e dal presidente dell'Ordine dei medici di Isernia

Anche dalla provincia di Isernia si alzano le voci in difesa della sanità pubblica.

C’è il sindaco di Venafro, Alfredo Ricci, che scrive alle autorità competenti in merito alla chiusura del punto di primo intervento e ulteriori interventi di riorganizzazione: “La stampa riporta notizie allarmanti circa i primi effetti negativi sulla effettività di tutela del diritto alla salute rispetto alle urgenze che si starebbero verificando a seguito della chiusura del Punto di Primo Intervento di Venafro disposta nei giorni scorsi. Tali fatti seguono le notizie dei giorni scorsi circa ulteriori tagli previsti ai servizi sanitari erogati a Venafro, presso l’Ospedale “SS. Rosario” o presso il locale Distretto Sanitario. Come ho avuto modo di rappresentare già in più occasioni per le vie brevi nei giorni scorsi, la scelta di chiudere il Punto di Primo Intervento attivato presso l’Ospedale “SS. Rosario” alcuni anni fa nell’ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera regionale operata con il POS 2015/2018 si palesa assolutamente non condivisibile, in quanto non garantisce l’effettività della tutela del diritto alla salute dei cittadini di Venafro (e dell’intero hinterland), soprattutto con riferimento alle urgenze. Infatti, a fronte della soppressione di un servizio (il Punto di Primo Intervento) in grado di riscontrare immediatamente le situazioni di emergenza, stabilizzando i pazienti prima di condurli al Pronto Soccorso dell’Ospedale “F. Veneziale” di Isernia, sembrerebbe prevedersi un fumoso e non meglio definito “potenziamento” del 118. In particolare, rispetto a tale prospettiva, non si intravedono garanzie circa la capacità di intervento tempestivo, effettivo ed efficace del 118 (neanche a seguito dell’annunciato suo potenziamento); né, tanto meno, si ha contezza della previsione di misure anche organizzative (con eventuale potenziamento di organico), che evitino l’ulteriore congestionamento del Pronto Soccorso dell’Ospedale “F. Veneziale” di Isernia”, che già appare oggi fortemente ingolfato a causa del gran numero di accessi. Sotto tale angolazione, il rischio concreto è quello di determinare una situazione caotica nella gestione delle emergenze, con seri pericoli per il diritto alla salute di tutti i cittadini che saranno costretti a rivolgersi al Pronto Soccorso dell’Ospedale “F. Veneziale” di Isernia. A quanto innanzi, deve aggiungersi che si è avuta notizia della soppressione, attuata o annunciata, anche di ulteriori servizi finora erogati presso l’Ospedale di Venafro, ovvero la chiusura del laboratorio analisi, convertito in mero punto prelievi, e la “chiusura estiva” degli ambulatori di diabetologia ed ecografia. Quanto a tali ambulatori, grazie all’elevata professionalità del personale medico e paramedico, essi registrano ogni anno l’erogazione di migliaia di prestazioni; addirittura, per l’ambulatorio di diabetologia la locale associazione diabetici riferisce di circa 10.000 accessi all’anno. Allo stesso modo, il personale addetto al laboratorio analisi ha da sempre garantito tempestività e qualità nel livello delle prestazioni, per cui non si comprende la scelta di smantellarlo, che danneggerebbe una consolidata struttura pubblica di eccellenza (il che appare illogico anche sul piano del contenimento dei costi). Mentre ci si affretta a disporre la soppressione di alcuni principali servizi sanitari finora erogati presso la struttura dell’Ospedale “SS. Rosario”, non si ha notizia dell’attuazione delle ulteriori misure pure previste dal POS 2015/2018 per Venafro, quali l’attivazione della RSA (e servizi connessi) e il potenziamento del poliambulatorio.

Fin qui Ricci, c’è poi Fernando Crudele, presidente dell’Ordine dei medici di Isernia che scrive: “Ha destato profonda commozione la notizia della morte cerebrale del 47enne di Larino. Ma anche rabbia. Non solo in Basso Molise, ma in tutta la regione. Il problema di una sanità ridotta ai minimi termini riguarda tutti. Siamo messi malissimo. Ora lo scoprono anche a livello nazionale. “L’ambulanza arriva in ritardo e la Tac è in manutenzione: morte cerebrale per un uomo di 47 anni”: questo non è il titolo di un giornale locale, bensì della versione online del Corriere della Sera. Il ministro della Salute Grillo ha già annunciato l’invio degli ispettori per fare «subito chiarezza sull’organizzazione regionale. Non è possibile morire per cattiva organizzazione e sostanziale mancanza di assistenza». Tutto questo servirà davvero a riorganizzare seriamente la sanità in Molise? O dopo il clamore mediatico tornerà tutto come prima? Ci auguriamo che si inverta la rotta. E subito. Lo abbiamo detto in tempi non sospetti: così non va. Non si possono chiudere i punti di primo intervento di Venafro e Larino senza mettere in campo valide alternative per far fronte alle urgenze. Non si possono chiudere interi reparti solo per far quadrare i conti e fare contenti i burocrati dei palazzi romani. Bisogna far capire loro che non si possono smantellare i presidi nelle aree interne. Dalle nostre parti sappiamo bene che – tra condizioni meteo spesso proibitive e strade dissestate – raggiungere un ospedale può richiedere molto tempo. E spesso anche un minuto in più può risultare fatale. Emblematico, in tal senso, il caso di Agnone. Quante morti bisognerà piangere ancora prima di capire che è necessario ripristinare i servizi essenziali? Il nostro territorio è frazionato in tanti piccoli paesi, distanti tra loro e spesso difficili da raggiungere. Non si può pensare a una sanità che abbia i conti in ordine come una qualsiasi impresa privata. La salute è un bene che non può e non deve avere un prezzo. Forse è il caso di ricordare a chi decide a tavolino le sorti della nostra sanità, cosa è scritto nell’articolo 32 della Costituzione, la legge fondamentale dello Stato: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Sarebbe opportuno, come chiesto a gran voce anche dai familiari del giovane, che la Procura della Repubblica di Larino verificasse l’operato di Renato Balduzzi il quale, con l’omonimo decreto, di fatto ha negato il diritto alla salute dei molisani, del commissario ad acta Paolo Frattura che lo ha applicato pedissequamente e supinamente e del direttore generale dell’Asrem Gennaro Sosto”. Non spetta di certo a noi celebrare processi. Ma sicuramente non possiamo tacere di fronte a una situazione che si fa di giorno in giorno sempre più preoccupante. Chi decide le sorti della sanità molisana si faccia un esame di coscienza. E si impegni a restituire ai molisani una sanità degna di questo nome”.

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