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martedì, Aprile 16, 2024

Primo maggio, Toma: monito alla classe dirigente che deve dare risposte

EvidenzaPrimo maggio, Toma: monito alla classe dirigente che deve dare risposte

Anna Dentizzi, impiegata all’ufficio postale di Campobasso; Maria Luigia di Bianco, dello store Arlem arredamenti di Vinchiaturo; Antonio Palazzo, dipendente dell’Anas, Fernando Vendittelli, della ditta Iannetta di Campobasso e Franca Zarrelli del servizio elettrico nazionale; sono loro i premiati di domani con le decorazioni della Stella al merito del lavoro. Un riconoscimento prestigioso che ogni anno viene conferito nel corso di una cerimonia che si svolge in Prefettura in occasione del primo maggio.
Ma da qualche tempo a questa parte, più che una festa dei lavoratori, la ricorrenza sta più a certificare un macigno che incombe su migliaia di persone che il lavoro lo cercano e non lo trovano e su altrettante che lo avevano e lo hanno perso.
Non solo festa – ha ricordato in una nota il neo presidente della Regione Toma – ma un monito severo per la classe dirigente molisana a trovare soluzioni che diano la libertà di scegliere il proprio futuro e – ha aggiunto il governatore – restituiscano dignità a chi invece il posto di lavoro lo ha perso garantendo un rapido reinserimento.
Il quadro e gli indicatori non suggeriscono ottimismo. L’ultimo recente dato di Eurostat ha relegato il Molise tra le dieci peggiori regioni d’Europa per la cosiddetta disoccupazione di lunga durata. Peggio della nostra regione, ci sono le zone interne della Grecia, l’Attica, il Peloponneso, la Tessaglia e le zone d’oltremare francese: la Mayotte e la Guyana.
I rilevatori nazionali dicono che in Molise un giovane su due non lavora e che la disoccupazione giovanile sfiora il cinquanta per cento.
La festa del primo maggio, ha evidenziato Toma, è una delle ricorrenze più significative perché richiama anche all’articolo uno della Costituzione che definisce l’Italia Repubblica democratica fondata sul lavoro. Queste cifre, ha concluso Toma, non solo devono farci riflettere ma ci obbligano a intervenire con urgenza sul tessuto produttivo per far ripartire le imprese e generare lavoro.

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