Due anni e mezzo fa, in Kenya, la sera del 28 novembre 2015, la dottoressa Rita Fossaceca, di Trivento, ma che lavorava all’ospedale Maggiore di Novara, fu uccisa da un commando di rapinatori nel piccolo villaggio di Watamu, del distretto di Malindi. Rapinatori che ferirono gli anziani genitori della donna e lo zio sacerdote. Rita Fossaceca, 51 anni, attraverso l’associazione umanitaria internazionale, For Life Onlus, era tornata tra quei bambini che amava e voleva aiutare, nell’orfanotrofio da lei creato e da dove sarebbe dovuta ripartire il giorno successivo al feroce assalto che le è costato la vita. Due le persone accusate, individuate: il giardiniere-cuoco della struttura ritenuto il basista del commando e un altro estraneo all’orfanotrofio, ma si pensa a più persone coinvolte. La sentenza in un primo momento era attesa a inizio anno, ma per arrivare alla verità sulle responsabilità del delitto i tempi si allungano. Il processo in corso in Kenya ha visto celebrarsi numerose udienze, alcune delle quali si sono tenute anche in Italia per raccogliere la testimonianza dei familiari di Rita, ma negli ultimi mesi ci sono stati diversi intoppi burocratici, dovuti principalmente agli impegni dei giudici, che hanno fatto allungare i tempi per arrivare alla definizione del processo. “La prossima udienza è ora in calendario a fine giugno – ha spiegato l’avvocato Giulia Lozzi, che assiste la famiglia Fossaceca – ma è chiaro che certezze sui tempi per arrivare ad una sentenza non ci sono e questo ci lascia abbastanza perplessi. Comunque continuiamo a seguire con attenzione le notizie provenienti dal Kenya”.