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venerdì, Marzo 29, 2024

Quel che resta di Biocom (e della denunciata gogna mediatica)

AperturaQuel che resta di Biocom (e della denunciata gogna mediatica)

di ELEONORA OLIMPIA PARIBELLI

Prima la sentenza del Tribunale di Bari, poi quella del Consiglio di Stato, qualche giorno fa il verdetto del Tar Molise, ora l’assoluzione della giornalista Giovanna Ruggiero: velo dopo velo, la danza di Paolo Salomè è finita. Ma a differenza della seducente figlia di Erodiade, il Presidente della Regione non può chiedere “su un vassoio” la testa di nessuno, se non la sua. Uno dopo l’altro, sono caduti tutti i drappi avvolti attorno al suo tallone d’Achille – la mancata realizzazione della Biocom, la centrale finalizzata alla produzione di biodiesel per la quale, da imprenditore, aveva usufruito e poi non restituito un finanziamento pubblico di circa 300.000 euro. Di tutti gli alibi rifilati a un elettorato in gran parte distratto e sprovvisto degli strumenti per capire fino in fondo come e perché Biocom fosse la madre di tutte le sue rogne, era rimasto in piedi solo il ritardo imputato al Comune di Termoli nel rilasciare il permesso di costruire l’impianto: è caduto anche quello. E con esso, è crollato definitivamente tutto l’apparato accusatorio e autocommiserativo elevato ad arte a “sindrome da accerchiamento” per ridurre ogni legittima critica e ogni sacrosanto dubbio a crocifissione mediatica, “metodo Boffo”, ritorsione o calunnia. Ora parlano le sentenze, per le quali vale esattamente quanto Frattura dichiarò proprio sulla vicenda Biocom in Consiglio regionale nel 2014, quando il drappeggio di veli che lo ammantava sembrava inscalfibile quanto un’armatura: “non credo che, rispetto ad una sentenza, il cittadino possa andare oltre la sentenza stessa, a dispetto di certe cronache poco attente e poco veritiere”. La memoria del Presidente, però, è notoriamente tarata sulla convenienza dell’hic et nunc, dunque tocca ad altri far valere l’essenziale di cui oggi, con la consueta disinvoltura, non si fa carico. Sono sufficienti due passaggi della recente sentenza del Tar Molise: – “Il ritardo con cui è stato rilasciato il permesso di costruire discende pertanto, prim’ancora che da una possibile negligenza dell’organo istruttore del Comune di Termoli […], dalla incompletezza documentale imputabile esclusivamente alla ricorrente che con la propria condotta ha quindi concorso al tardivo rilascio del titolo edilizio”; – “Quanto poi al danno da lucro cessante è sufficiente rilevare che, dopo il rilascio del permesso di costruire, la Bio. Com. srl ha omesso di dare inizio a lavori e persino di ritirare il titolo edilizio, incorrendo nella relativa decadenza di legge, sicchè la mancata realizzazione dell’impianto e la perdita dell’utile atteso è la conseguenza immediata e diretta di una scelta imprenditoriale della ricorrente che ha liberamente deciso di non dare seguito al progetto imprenditoriale”. Cosa resta dunque del fortino eretto a protezione dell’indifendibile? Resta un Presidente svagato, che procede incurante e indisturbato come se adesso le implicazioni e le conseguenze dell’avventura Biocom non lo riguardassero, dopo averla cavalcata ed esibita in lungo e in largo nelle procure a riprova delle vessazioni mediatiche e giudiziarie subite. Resta un’informazione che accorre alle sue conferenze stampa con l’inerzia di un bidone vuoto in attesa di essere riempito, quale che sia la sbobba da travasare. Se così non fosse, in occasione dell’incontro con la stampa di fine anno, Frattura non avrebbe mai potuto recitare la parte del marziano catapultato in Molise da lontane galassie, consentendosi persino di dichiarare, nel ricostruire la vicenda, che “la Biocom era stata oggetto di revoca del finanziamento. La Biocom quindi, NON PIÙ IL SOTTOSCRITTO, si oppone a quella revoca”. Non un giornalista, uno solo, che abbia interrotto il dettato per invitarlo a fare i conti con i fatti documentati. E i fatti documentati dicono che il ricorso della Biocom contro la revoca del finanziamento da parte della Regione viene presentato nel luglio del 2011 su mandato dell’amministratore unico della società, Paolo Di Laura Frattura in persona, che si dimetterà da tale carica solo due mesi dopo… Resta, infine, l’archiviazione della vicenda penale, che meriterebbe qualche doveroso approfondimento alla luce di tutti i pronunciamenti successivi, visto il peso riconosciuto in quella sede alla prima sentenza del Tar poi ribaltata dal Consiglio di Stato. Nel frattempo, siamo ancora tutti in attesa che il Presidente tenga fede all’impegno assunto solennemente in tv (Teleregione) due anni fa: rendere pubblici gli atti dell’indagine Biocom conclusasi con l’archiviazione della sua posizione. Per un Governatore uscente che intenda ricandidarsi sembra davvero il minimo. Le elezioni sono alle porte: nessun candidato né alcun programma o ricetta salvifica potranno risultare credibili senza farsi carico, in via preliminare, del ripristino delle condizioni basilari per restituire e garantire alle istituzioni e all’informazione la dignità paurosamente perduta.

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