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giovedì, Aprile 25, 2024

Ospedale Agnone, ultimo disperato appello al presidente della Repubblica Mattarella

AgnoneOspedale Agnone, ultimo disperato appello al presidente della Repubblica Mattarella

L’ultima spiaggia. La lettera inviata dal comitato “Il Cittadino C’è” al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, somiglia più a un’estrema unzione che a una richiesta di aiuto. Ad Agnone ci hanno provato in tutti i modi a salvare il Caracciolo, ma di risultati non se ne sono visti. La perdita di servizi appare inarrestabile. Nemmeno il tanto osannato riconoscimento di ospedale di area disagiata è servito a qualcosa, almeno fino a oggi. Per troppo tempo ci si è ostinati a credere alle rassicurazioni del governo regionale. Eppure basta farsi un giro negli ospedali per tastare con mano la realtà: Frattura le promesse non le ha mantenute né ad Agnone, né a Venafro – dove aveva firmato il contratto a sua insaputa – né altrove. Oggi l’emergenza/urgenza di fatto non è garantita. Il messaggio postato su Facebook da don Francesco Martino dice tutto: vadano a casa i responsabili di questo disastro. Ma ormai la frittata è fatta e tornare indietro sarà dura, se non impossibile. Resta l’ultimo disperato appello al Capo dello Stato, garante di quella Costituzione che continua a essere presa a schiaffi. Il diritto alla salute non è garantito. “Il territorio in cui viviamo – scrive la portavoce del Cittadino C’è, Enrica Sciullo – è montuoso, sismico, ha collegamenti stradali carenti e spesso interessati da frane. E le condizioni climatiche molto avverse per lunghi periodi dell’anno”. Raggiungere altri ospedali diventa difficile e comunque si perderebbe tempo prezioso. Quella di Agnone è l’unica struttura che può garantire un minimo di assistenza in casi di emergenza in Alto Molise, nell’Alto Vastese e nel medio Trigno. E invece, in barba agli accordi, “si sono chiusi reparti e servizi che garantivano assistenza 24 ore al giorno sostituendoli, nella migliore delle ipotesi, con ambulatori settimanali o addirittura mensili. Non abbiamo più diritto ad avere un reparto di chirurgia, una lungodegenza, un pronto soccorso, un anestesista e una tac operativi 24 ore al giorno, né un’adeguata assistenza pediatrica. Non abbiamo più diritto a niente. “Ci aiuti signor presidente – conclude Enrica Sciullo – a tutelare i nostri anziani e i nostri figli. Ci è rimasta solo la dignità: ci aiuti affinché gli eventi non ci rendano la vita più amara di quanto già non sia”.

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