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giovedì, Marzo 28, 2024

“E va ancora così?” – (editoriale di Adele Fraracci)

Apertura"E va ancora così?" - (editoriale di Adele Fraracci)

di ADELE FRARACCI

Così come? Alla vigilia delle elezioni la grancassa risuona a tutto volume: bandi, stabilizzazioni, contratti di lavoro a partire da gennaio. Dopo cinque anni di sacrifici, sacrifici e sacrifici imposti ai cittadini, inchiodati a guardare lo spettacolo dell’arricchimento e dell’arroganza della classe politica inversamente proporzionale al proprio impoverimento collettivo, arriva la grancassa. Strilloni al soldo danno la notizia: i posti di lavoro ci sono. In verità solo qualcuno sarà accontentato, altri saranno lasciati a elemosinare per strada ma tutti, indistintamente, secondo la ‘cupola magica regionale’ – rappresentata dal governatore, dagli assessori, dai consiglieri di maggioranza e dalla rete dei sindacucci che aspirano al lancio in Assemblea regionale – saranno attratti nel solito ‘gioco voto di scambio’: inseguire i pani promessi, in cambio del voto di consenso . Si, secondo la ‘cupola magica’ l’esercizio del voto deve avvenire così, secondo la peggiore tradizione clientelare e mafiosa del Molise, sotto scacco, sotto la promessa della moltiplicazione dei pani. Ecco la bugia svelata: nessuna opera di moralizzazione da parte di Frattura, come invece aveva sostenuto Patriciello, a cui, non a caso, nessuno aveva creduto. In questi cinque anni, la cupola ha costretto i cittadini a sacrifici, ha fatto saltare posti di lavoro, spacciando provvedimenti e atti come necessari a risanare le casse del Molise prossimo al fallimento, ha ridotto la sanità pubblica a cencio a cui preferire qualsivoglia privato, lautamente messo in condizione di funzionare, ha dato prova di distacco ‘nobiliare’ dal popolo rozzo, ridotto a povertà e precarietà, a intima tristezza e umiliazione, per poi lanciare le ‘molliche di pane’ o i ‘filoni del duce’, come dir si voglia. Preferisco usare l’espressione : promessa della moltiplicazione dei pani. Dostoevskij insegna: a Cristo, tornato sulla terra nella Spagna degli autodafé e capace di fare il grande miracolo della resurrezione contro la morte, il popolo affamato preferisce l’inquisitore che lo ammalia con la promessa del miracolo dei pani. Nella secentesca Spagna controriformistica era così, così come nella ottocentesca Russia zarista, così la cupola pensa debba essere ancora negli anni duemila in Molise. All’idea di poter concorrere al bene comune, la classe politica preferisce la facile strada del bene particolare, assicurato a se stessa e promesso al popolo attraverso dividendi che lasceranno i più, invece, a bocca asciutta . Ma che fa, l’essenziale e’ arrivare al voto e poi …poi “scordamc o passato, simm e Molise, paesa’ “: tornerà fame, rabbia e infinita mortificazione tutt’intorno, ma la casta continuerà a poter godere dei propri privilegi e a fare ‘spettacoli autoreferenziali’ assieme ai propri sodali, spacciati per competenti mentre in verità sono per lo più dei semplici ‘servi’ raccomandati legati, direbbe Petrarca, a ‘catene d’oro’ ….poi casomai, all’occorrenza, al popolo verranno lanciate nuove promesse e altre molliche. Il vertice in Regione così pensa, il popolo molisano è equiparato ai decadenti Spagnoli del Seicento o ai contadini russi sotto lo zar o, peggio, sottomesso ai diktat del servaggio e della minaccia. Questa appare una regione ‘mafiosa’ : non si spara, no….si sferza e si piega fino ad ammazzare l’anima. Un territorio ridotto a corpi e materia, senza spirito e senza vitalità. Se va ancora così, Molise pozz ess accise!

 

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