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lunedì, Dicembre 2, 2024

Bilancio regionale: le anomalie di Molise dati e consulenze

AperturaBilancio regionale: le anomalie di Molise dati e consulenze

di GIOVANNI MINICOZZI

E’ passato quasi sotto silenzio il giudizio di parificazione del Rendiconto Generale della Regione per il 2016, espresso dalla Corte dei Conti con la requisitoria del Procuratore regionale Stefano Grossi nell’udienza pubblica del 26 ottobre scorso. Anzi, a dire il vero, una parte degli organi di informazione locale ha riportato l’avvenimento in modo fuorviante, lasciando intendere un parere positivo dei magistrati contabili sull’operato della Regione.

In qualche caso, i soliti nani e le solite ballerine dell’informazione juke box, cortigiani del Re di Prussia, hanno addirittura elogiato la Regione per il lavoro fatto e per la pregevole, hanno scritto, rendicontazione.

Invece la Corte dei Conti, in un fascicolo di circa 500 pagine, stilato con precisione dalla Sezione di controllo guidata da Cristina Zuccheretti, con la collaborazione del consigliere Giuseppe Imparato e del I referendario Luigi Di Marco, poi sintetizzata in 50 pagine dal Procuratore regionale, ha bastonato la Regione su tutte le attività che sono di sua competenza: sanità, costo del personale, consulenze “a go go”, rimborsi spese e soprattutto sulle società partecipate.

Tra le ulteriori criticità meritevoli di segnalazioni, vi è quella relativa al conferimento, da parte della Regione Molise, sin dal 2014, di un incarico di consulenza avente come oggetto proprio lo studio delle problematiche ordinarie e straordinarie delle società partecipate comportando un compenso annuo di 72mila euro oltre oneri di legge”.

Così è scritto testualmente nella relazione di Grossi, con un chiaro riferimento alla consulente giuridica del Presidente, Carmela Lalli, sempre presente negli encomi di Frattura.

Grossi, inoltre, ha scritto: “La Regione non dispone di alcun elemento che permetta di apprezzare l’azione in ordine ad una eventuale pianificazione di scelte strategiche; non è dotata di un piano di razionalizzazione delle partecipate; non ha dati precisi o documentazione tale da cui evincere che l’attività sia stata effettivamente realizzata; rileva una diffusa approssimazione nelle valutazioni troppo spesso rimandate a momenti futuri e a forme di controllo ancora da implementare; constata l’assenza dei dati aggiornati riguardo le società partecipate nonostante l’istituzione di uno specifico ufficio a ciò deputato e la consulenza assentita; riscontra la diffusa presenza di società i cui bilanci chiudono in perdita e prende atto che il controllo predisposto sulle partecipate non è allo stato attuale operativo”.

Il tutto è accaduto, aggiungiamo noi, mentre sono state chiuse attività produttive importanti come Gam e Zuccherificio, con migliaia di lavoratori mandati a casa nella più totale disperazione.

Ma non finisce qui. La Corte dei Conti ha sottolineato anche il caso eclatante di Molise Dati, società in house per il settore informatico, ma la regione ha dato in appalto gli stessi servizi alla PA Digitale, sprecando alcuni milioni di euro di soldi pubblici.

Dunque, il paventato risanamento economico tanto sbandierato è stato fatto, finora, solo sulla pelle dei lavoratori, ma gli sprechi e le presunte connivenze con imprese private che fanno affari d’oro con la Regione restano immutate.

Sarebbe il caso che anche la magistratura penale aprisse occhi e fascicoli su quanto denunciato dalla Corte dei Conti e che gli stessi magistrati contabili attivassero procedimenti di recupero del danno erariale sui contributi elargiti per la ricostruzione e illegalmente percepiti da un esponente della Giunta regionale.

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