Al culmine della disperazione sono dovuti intervenire i Carabinieri a placare il generale parapiglia che si è scatenato al Pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Campobasso. Complice un incidente grave e la congestione di pazienti in attesa da ore la situazione al nosocomio del capolugo si è fatta incandescente ed è bastato un attimo a scatenare la protesta contagiosa tra le persone in attesa. Gente che urlava e piangeva e, soprattutto, imprecava contro un sistema ormai al collasso che non riesce a garantire ai cittadini l’assistenza che essi si attendono e alla quale hanno diritto. C’è da dire che a fronte di questa situazione da terzo mondo non sussiste nessuna respondabilità da parte del personale medico e infermieristico il cui lavoro, al contrario, è encomiabile. Le colpe sono a monte del caos che si registra a valle, ovvero in una idea di sanità basata solo su criteri economicistici che mirano al risparmio e poco se ne infischiano di quel sacrosanto diritto alla salute sancito a lettere cubitali nella costituzione. Per capirci, la Sanità in Molise è arrivata ad un tal punto di non ritorno da costringere i cittadini, in alcuni casi che ci sono stati espressamente denunciati, a portare da casa in ospedale le medicine con le quali curarsi. Appare quindi chiaro che quello che Frattura e soci chiamano Sanità è un bazar da terzo mondo che si avvia a grandi falcate verso il quarto e il quinto. La protesta di ieri alla fine è stata sedata ma, all’una e mezza di notte, il pronto soccorso del Cradarelli era ancora pieno come un’autobus all’ora di punta. Una situazione destinata a ripetersi nel corso del tempo, almeno fino a quando i respondabili di questo caos e di questo sfascio non verranno rispediti al mittente come un pacco senza vaolre.