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venerdì, Marzo 29, 2024

Manuela Petescia: “Nei confronti miei e di Fabio Papa consumata una storia di miseria umana”

AperturaManuela Petescia: "Nei confronti miei e di Fabio Papa consumata una storia di miseria umana"

Quello che segue è il testo integrale dell’intervento tenuto in conferenza stampa dal direttore di Telemolise, Manuela Petescia.

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Intanto e per prima cosa vorrei che si prestasse attenzione al dispositivo del giudice: assoluzione piena, comma uno, i fatti NON SUSSISTONO.

Lo dico giusto per frenare l’avvio dei soliti espedienti e delle solite furbizie del solito Governatore che sta tentando di far circolare l’ipotesi del comma DUE, e cioè della insufficienza di prove.

Il dispositivo è qui, a disposizione di tutti e NON SI PRESTA A INTERPRETAZIONI DI COMODO: il giudice ha scritto NERO SU BIANCO che non c’è stata nessuna cena, nessuna estorsione, nessuna concussione, nessun abuso d’ufficio e nessun falso ideologico.

La premessa è importante perché se fino a questo momento non ho intrapreso nessuna azione giudiziaria contro nessun collega, e parlo a livello nazionale – dove io e Papa siamo stati INGIUSTAMENTE MASSACRATI, fatti a pezzi –  d’ora in avanti non esiterò a denunciare chi si prestasse a mitigare la portata della nostra ASSOLUZIONE DA TUTTO, TOTALE E COMPLETA, o a insinuare dubbi.

Adesso abbiamo il diritto di essere risarciti dalla stampa – con le parole, giornalisticamente– con LA STESSA EVIDENZA CON CUI SIAMO STATI CROCIFISSI.

Dirò poche cose, lasciando spazio ai miei avvocati e alle vostre domande.

Non sono qui con toni trionfalistici a infierire, recriminare, rivendicare.

Sono qui a raccontarvi una storia di miserie umane che a mio avviso in qualsiasi altra regione non sarebbe mai nemmeno cominciata, anche per il ruolo che avrebbe svolto la stampa e la cosiddetta intellighenzia che in Molise, con qualche sparuta eccezione, non ha alcun ruolo e alcun valore.

Le contrapposizioni politiche, anche violente, esistono ed è una cosa normale.

Esistono, sì, così come esiste l’uso politico della giustizia, l’abitudine cioè di fare fuori gli avversari sollecitando o pilotando le indagini giudiziarie.

Ma quello che è stato capace di inventare, nel silenzio di tutti, il presidente della Regione Molise non ha riscontri in nessun posto del mondo: sedersi in una Procura e denunciare una cena estorsiva mai avvenuta con 14 mesi di ritardo rispetto al tempo in cui si sarebbe consumato il reato e senza indicare la data precisa, non ha eguali e merita il premio delle assurdità.

Apre anche una falla nel sistema giudiziario italiano: due persone che si mettono d’accordo e denunciano un fatto senza prove e senza ricordare quando sarebbe avvenuto, se hanno le spalle coperte (come vi dimostrerò a breve) possono massacrare la vita di una persona.

E’ la fine della giustizia, quello che è accaduto qui, grazie anche al silenzio che ha accompagnato le indagini giudiziarie molisane finite a Bari e sulle quali si sono aperti per fortuna altri fascicoli giudiziari in altre sedi.

A Bari non c’è stato mai nessun processo autonomo su nessuna cena estorsiva, a Bari è stato discusso il cosiddetto Sistema Iorio sul quale il Presidente della Regione Frattura ha costruito, maldestramente, i presunti fatti accaduti nell’autunno del 2013. Nascondendosi entrambi, lui e il suo testimone Di Pardo, definito puro e disinteressato, dietro la memoria suggestiva: ricordiamo l’episodio ma non siamo in grado di individuare il giorno, complimenti.

E allora ve la racconto io, questa storia.

La Questura di Campobasso nel 2012 – badate bene ciò che dico è tutto denunciato e, ripeto, oggi è oggetto di indagini  – la Questura di Campobasso a partire dal 2012 sembra portare avanti una missione politica, quella di distruggere Michele Iorio, Telemolise e Manuela Petescia.
Tutto prende origine dalle intercettazioni ad Ignazio Annunziata: il telefono dell’editore della Gazzetta del Molise viene messo sotto controllo e con il sistema della pesca a strascico – di cui li accusa nero su bianco il Gip Maria Rosaria Rinaldi –  Iorio e tutti i suoi amici di centrodestra vengono trascinati nell’inchiesta.

Peccato che la Squadra Mobile di Campobasso, diretta ai tempi da Giuseppe Annicchiarico – che ho denunciato – decida di prendere per vere e iscrivere nel registro degli indagati solo e soltanto le corbellerie che riguardavano gli uomini di centrodestra, forzando e interpretando con modalità selvagge, lasciatemelo dire, le sue parole e solo se riferite ad alcune persone, Manuela Petescia e Michele Iorio in primis.

Ma non bastava.

Nonostante fossero riusciti a determinare la mia iscrizione nel registro degli indagati, gli uomini della Squadra Mobile non riuscivano in nessun modo ad ottenere il controllo del mio cellulare.
Puntualmente, sulla richiesta inoltrata al gip, si sentivano rispondere, in sintesi, che il reato della corruzione attraverso la linea editoriale non esiste. Picche.

E allora percorrono un’altra strada: l’ascolto del mio cellulare in qualità di parte offesa di un ricatto inesistente per un video inesistente.

A seguito di una telefonata tra me e Annunziata, nella quale l’editore della Gazzetta insinua che avrebbe potuto rivelare al mondo intero la mia relazione con un magistrato…..ma che comunque non lo avrebbe fatto – immediatamente viene chiesta l’intercettazione del mio cellulare in qualità di parte offesa e immediatamente il gip Rinaldi la rigetta: è già monitorato, Annunziata, dice in sintesi il Gip, se provasse a ricattare la giornalista lo sapremmo immediatamente. Inoltre c’è di mezzo un magistrato.

Ebbene sei mesi dopo, con un artificio così complesso da raccontare che non lo racconterò ma, ripeto, è stato denunciato più volte e in molte sedi competenti e oggi, finalmente, qualcuno ci sta mettendo mano, la Squadra Mobile di Campobasso trasforma quelle parole di Annunziata in un’estorsione in piena regola e trasforma Fabio Papa in Michele Iorio: una fotografia mano nella mano mia e di Fabio Papa di cui l’editore della Gazzetta si vantava di essere in possesso diventa un filmato pornografico che ci saremmo girati io e Michele Iorio in una stanza d’albergo di Bruxelles.

Tornano a chiedere per la quinta volta l’ascolto del mio cellulare e lo ottengono, insomma mettono a segno il colpaccio.

E’ la fine della giustizia, questa, lo dico per la seconda volta.

Con le stesse telefonate – stesa data, stessa ora e stesso interlocutore – risulto a Campobasso l’amante di Michele Iorio (e sono parte offesa del rinvio a giudizio di Annunziata per estorsione su un video pornografico inesistente) e risulto a Bari l’amante di Fabio Papa.

Amante diabolica, sia chiaro: per ammantare di credibilità giudiziaria queste manipolazioni gli uomini della Squadra Mobile forzano all’inverosimile qualsiasi mia interlocuzione, il sole sorge alle 6.30 diventa reato gravissimo, da arresto, fino a definirmi pericoloso criminale, ricattatrice, donna senza scrupoli, assetata di denaro, che manipola tutto e tutti per ottenere soldi e potere.

E trascrivono ogni particolare delle mie conversazioni telefoniche, dati sensibilissimi, anzi li commentano perfino: tutto in bella mostra nel 1414/2012,

Tutto in bella mostra, tutto alla luce del sole, tutto in pubblica piazza, mestruazioni comprese.

Grazie alla Questura di Campobasso mi trasformo in pochi mesi in pericoloso criminale, puttana e amante di due persone contemporaneamente, insomma una donna che trascorre il tempo a ricattare la gente e a girarsi filmati a luci rosse.

Non appena venuta in possesso di queste intercettazioni e, soprattutto, dei commenti a queste intercettazioni, commenti quasi tutti a firma del dirigente della squadra mobile dei tempi, Giuseppe Annicchiarico – e stiamo parlando del sistema Iorio – avevo denunciato.

il 17 novembre del 2014 avevo denunciato la squadra mobile di Campobasso per le ipotesi di reato di calunnia, calunnia aggravata, falso in atti giudiziari, diffamazione e manipolazione delle intercettazioni telefoniche.

Ma a nessuno è importato nulla, nemmeno a voi colleghi giornalisti.

Le manipolazioni sul padre di Renzi, per fare un esempio, sono venute alla luce in tre mesi, grazie anche al ruolo della stampa: qui non è accaduto nulla perché forse – e dico forse – a qualcuno faceva comodo che il direttore di Telemolise fosse annientato.

Altri hanno avuto paura e si sono chiusi nel silenzio, senza capire che lo squadrismo giudiziario di stampo fascista, se non combattuto, mina la democrazia alle fondamenta e un giorno può capitare a qualcun altro.

Non ha approfondito nulla della mia denuncia, dunque, la procura di Campobasso, ignorandola, buttandola nel cestino, e nemmeno ha voluto approfondire la Procura di Bari.

E qui compare sulla scena il Presidente della Regione Paolo Frattura.

Tutto contento di essere venuto in possesso delle risultanze aberranti del 1414/2012, le va a presentare a Bari e ci costruisce sopra una cena. Una cena inventata di sana pianta ma che è certo possa determinare l’uscita di scena, il crollo umano e professionale,di due persone scomodissime: il magistrato che indagava sulla Biocom e la giornalista che mandava in onda a reti unificate i suoi affari.

Paolo Di Laura Frattura e il suo testimone Salvatore Di Pardo hanno agito con le spalle coperte, sia chiaro: e anche questa circostanza è già stata denunciata e anche questa circostanza è oggetto di indagine.

Prende le carte denunciate che avevo denunciato per manipolazioni e calunnie, dicevo, il nostro Presidente, le deposita a Bari e ci aggiunge un racconto schizofrenico, sbugiardato in aula dalla A alla ZETA.

Frattura denuncia a Bari l’esistenza di un’associazione a delinquere molisana formata da me, Michele Iorio, Fabio Papa, Ignazio Annunziata e Giovanni Minicozzi.

Denuncia l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita ad attività estorsive (ma qualcuno si rende conto, si o no, dell’immensità, della portata, dell’assurdità di queste affermazioni?) e costruisce con modalità sillogistiche e melodrammatiche i presunti fatti dell’ottobre del 2013,  della serie “poiché la giornalista è una criminale, come ha appurato la Questura di Campobasso, ha organizzato sicuramente una cena a casa del magistrato.

I giornalisti molisani in silenzio: improvvisamente nessuno conosceva più Fabio Papa, un pm onesto e incorruttibile, così definito in passato da ognuno di voi, nessuno, nemmeno della società civile e nemmeno del mondo politico – ad eccezione dell’amico Michele Iorio naturalmente – ha speso una parola.

Anzi qualcuno l’ha spesa con titoli di finta cronaca “ Fuori Papa dalla magistratura e radiate dall’ordine dei giornalisti Manuela Petescia”, e chi ha sposato mani&piedi la versione di Frattura e di Di Pardo state certi che ne risponderà penalmente e civilmente. E all’ordine dei giornalisti, costoro sì.

Il Procuratore Aggiunto di Bari, Pasquale Drago, ha dunque in mano nel dicembre del 2014 due denunce: la mia, antecedente, sulle risultanze del processo di Campobasso e quella di Frattura, schizofrenica e posticcia, sulla cena scaturita da quelle stesse risultanze: bene e cosa fa Drago?
CESTINA LA MIA DENUNCIA E CONSENTE L’APERTURA DI UN SECONDO PROCESSO A BARI SU QUELLE STESSE CARTE MANIPOLATE E DA ME DENUNCIATE.

E’ la fine della giustizia LO DICO per la terza volta.

Il resto della storia ve la racconteranno i miei avvocati rispondendo alle vostre domande.

Vorrei solo ricordare un’affermazione del Pubblico Ministero Pasquale Drago, nell’udienza del 9 marzo scorso, laddove, rivolgendosi al Giudice dell’udienza preliminare che ha emesso la sentenza, dottor Antonio Diella, dice: se Ella assolverà gli imputati con formula piena “io quel giorno stesso prendo la copia del suo dispositivo, la inserisco nel fascicolo stralciato che è lì in attesa della sua decisione, signor Giudice, e iscrivo questi due signori per calunnia! È automatico, è matematico, è doveroso!”.

E questa è la naturale conseguenza di tutta la storia, che ieri ha chiuso un capitolo — definitivamente, – — e oggi ne apre un altro, con i veri imputati: Paolo Di Laura Frattura e Salvatore Di Pardo, autore l’uno, testimone l’altro, di una denuncia basata su elementi completamente falsi, che ancora più falsi si sono rivelati al termine di 15 mesi di dibattimento intensissimo, in cui tutti i fatti sono stati sviscerati fino all’ultimo dettaglio.

Un processo, quello di Bari, che non sarebbe mai dovuto nascere, viziato alla base da una serie di enormi falle:

il ritardo nella presentazione della denuncia, avvenuta 14 mesi dopo i fatti. Ritardo spiegato con argomenti privi di senso, che già avrebbero dovuto indurre chi di dovere a farsi venire qualche dubbio, sull’impianto dell’intera denuncia;

la mancata indicazione della data, che da un lato ha costretto la nostra difesa a un lavoro analitico, minuzioso, condotto quasi minuto per minuto su un arco di tre mesi, dall’altro ci ha permesso di ricostruire – sulla base dei tabulati telefonici – gli impegni serali di tutti e quattro i presunti protagonisti, in modo da poter escludere anche la più remota possibilità che quella cena fosse mai avvenuta.

E oggi, alla luce di una sentenza così chiara, che non lascia dubbi, siamo qui a chiederci perché, sulla base di quegli stessi tabulati, chi doveva indagare non è arrivato alle stesse, inequivocabili conclusioni.

Prendo come esempio IL 22 NOVEMBRE, data in cui casualmente alle 23 si incrociano tre celle su 4, coincidenza kafchiana sulla quale il pm di Bari ha ampliato a tutto l’autunno del 2013 il tempus commissi delicti, pur di aggrapparsi a qualcosa e pur di ricomprenderla quella data,  in questo processo che ho definito kafchiano.

Ebbene il 22 novembre del 2013, si evince dai tabulati telefonici senza alcun dubbio che Frattura era in auto, in viaggio da Termoli (dove era intervenuto alle dieci di sera in una seduta del consiglio comunale), verso Campobasso. Infatti aggancia la cella a Ripalimosani, a ridosso di San Giovanni in Golfo dove era ubicata la villetta di Papa ai tempi.

Ma la falla principale era insita nella personale inattendibilità dell’accusatore, Paolo Di Laura Frattura e del suo testimone, Salvatore Di Pardo, per nulla puro e per nulla disinteressato come in Molise sappiamo tutti.

Concludo come ho iniziato e senza toni trionfalistici: è una storia di miserie umane, questa che si è consumata in Molise nel silenzio di tutti. Una storia dalla quale sono potuta uscire grazie al lavoro prezioso e instancabile dei miei avvocati, Arturo Messere, Erminio Roberto e Paolo Lanese, che non mi stancherò mai di ringraziare per la loro grande competenza e per il modo in cui mi sono stati vicini per tutta la durata di questo incubo infernale.

A loro cedo la parola e sono a vostra disposizione per domande e ogni genere di chiarimenti.

 

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