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venerdì, Marzo 29, 2024

Domande nuove, vecchia politica. Il Molise verso le elezioni regionali

AperturaDomande nuove, vecchia politica. Il Molise verso le elezioni regionali

di MANUELA PETESCIA

Si torna a parlare di elezioni, a distanza di un anno dalla scadenza naturale delle regionali e con un faro puntato sull’eventuale voto anticipato per Camera e Senato. Si torna a parlare di elezioni e ripartono i soliti giochi, i soliti balletti, le solite manovre.
Alleanze e pressioni, accordi e veti incrociati, convergenze passeggere che vanno di pari passo – come sempre – con la ricerca del proprio interesse – che sia individuale o di partito, di casta, di azienda, di impresa.
La solita e vecchia politica, insomma, che emette gli ultimi rantoli di vita.  E per vecchia politica non si intende quella che nel bene e nel male si è assunta le proprie responsabilità mettendo in campo scelte, decisioni e atti riconoscibili, ma quella delle prassi logore e consunte che accompagnano come un’ombra la solita combriccola che si barcamena tra destra e sinistra con il suo pacchetto di voti.
La vecchia politica dura a morire e chiusa a difesa del suo fortino e delle sue clientele, la vecchia politica che sembrava patrimonio di una destra giurassica e invece, con Frattura, è penetrata di prepotenza nel Dna della sinistra. E si volta dall’altra parte, rimane immobile e ripiegata su se stessa mentre tutto intorno cambia.  Rimane immobile, la vecchia politica, ancora e stancamente agganciata alle strategie preistoriche e più scadenti, quelle di mettere insieme i presunti notabili con il loro pacchetto di voti identico a se stesso da 40 anni e pronto per l’uso indipendentemente da idee, valori e coalizioni.
La vecchia politica che ancora e stancamente consegna l’ago della bilancia elettorale ai soliti noti, quei personaggi sempre pronti, con il loro carico di interessi, a passare di qua e di là secondo convenienza. E magari fa a gara a chi offre la contropartita migliore.
I soliti metodi, insomma, senza capire che tra il 2013 e il 2017 in Molise non sono trascorsi quattro anni ma quattro secoli.
E sono passati 4 secoli perché durante gli anni di governo targato Frattura la popolazione del Molise: non è che abbia guadagnato di meno, sia rimasta delusa per l’incarico promesso e mai raggiunto, o magari abbia rivendicato una promozione svanita o un posto di lavoro mancato: tra il 2013 e il 2017 la popolazione del Molise è finita in massa in mezzo alla strada.
Questo dramma epocale, verso il quale il palazzo ha mostrato la sua più totale indifferenza, trincerandosi dietro i suoi privilegi, la sua amministrazione catastrofica e i suoi proclami, questo nuovo Molise, insomma, povero, disperato e deluso, sarà la sorpresa delle prossime elezioni.
Perché si avverte fortissimo, nell’aria, il bisogno di uno scatto d’orgoglio, il bisogno di ritrovare quello che una volta si chiamava “l’impegno”, riportando quell’impegno al centro di una sfida politica che non rinuncia a un orizzonte di idee, valori e beni pubblici da tutelare.  Il bisogno che tanti uomini e tante donne tornino a discutere, a dare un contributo e a mettersi in gioco, con l’obiettivo di liberare questa terra da una politica logora e soffocante che le nuove generazioni vedono non solo come distante, ma come nemica. La peggiore nemica delle proprie aspirazioni, dei propri diritti e del proprio futuro e, perché no, dei propri legittimi sogni.

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