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L’Aquila, la General Costruzioni di Isernia estranea all’inchiesta per corruzione

AttualitàL'Aquila, la General Costruzioni di Isernia estranea all'inchiesta per corruzione
L'edificio di palazzo Centi, al centro del blitz dei Carabinieri negli uffici della Regione Abruzzo. L'Aquila, 16 febbraio 2017. ANSA/ ALBERTO ORSINI
L’edificio di palazzo Centi, al centro del blitz dei Carabinieri negli uffici della Regione Abruzzo. L’Aquila, 16 febbraio 2017. ANSA/ ALBERTO ORSINI

L’Aquila: la General Costruzioni srl, impresa di Isernia che si è aggiudicata i lavori di recupero di Palazzo Centi, all’Aquila, non è coinvolta nell’inchiesta sull’aggiudicazione della gara da 13 milioni di euro. Ha vinto l’appalto correttamente, ma qualcuno non avrebbe voluto che le cose finissero così. Questo il sospetto della procura dell’Aquila. Lo si è appreso leggendo i nomi degli indagati, sul sito web de Il Centro, tra loro c’è il titolare dell’impresa terza classificata. Ma vediamo nel dettaglio i particolari: sono indagati per turbativa d’asta e falso i componenti della commissione che ha aggiudicato i lavori. Si tratta del presidente Giancarlo Misantoni, nato in Venezuela nel 1964, residente a Pescara, e dei commissari Roberto Guetti, pescarese, nato nel 1955 e Silverio Salvi, aquilano, classe 1954. Sono indagati per turbativa d’asta l’imprenditore di Castelli (Teramo), Eugenio Rosa, nato nel 1955, titolare della Iciet, terza nella graduatoria dell’appalto, due suoi tecnici, Gianluca Marcantonio, 46 anni, di Pescara, e Alessandro Pompa, anche egli pescarese (46). Indagato anche Claudio Ruffini, di Mosciano San’Angelo, nato nel 1953, dello staff del presidente della Regione, che ha un curriculum politico davvero importante: è stato per due volte presidente della Provincia di Teramo, ex sindaco di Mosciano e Giulianova, ex consigliere regionale del Pd. I carabinieri hanno fatto anche delle perquisizioni domiciliari nelle abitazioni di molti di loro dove hanno preso computer, pen drive e documenti. Secondo le accuse ci sarebbe stata una sorta di accordo tra i sospettati per far vincere l’appalto alla ditta di Rosa senza però riuscirvi visto che il mega appalto è stato aggiudicato alla ditta di Isernia. Tuttavia la turbativa d’asta, che nel caso specifico resta tutta da provare, c’è per il solo fatto di averla posta in essere a prescindere dall’esito. Nell’ambito di questa inchiesta i carabinieri sono rimasti a lungo a palazzo Silone da dove sono usciti intorno alle 13 con una serie di pacchi pieni di documenti e materiale informatico. Questa indagine poggia su una serie di intercettazioni. I fatti risalgono al 2015. Si parla anche di pressioni per le scelte dei componenti della commissione.

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