Istituto nazionale di geofisica, scala Richter, magnitudo. Parole e concetti diventati famigliari e entrati a far parte del quotidiano, almeno per chi abita nell’Italia centrale e ha imparato a convivere con il terremoto.
Devastante, quello che ha squassato i paesi al confine del quadrilatero Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo. Sinistro nel ricordo della tragedia che ha colpito quindici anni fa il Molise. E’ l’Italia dell’Appennino, la zona rossa disegnata sulle mappe per indicare una delle aree a maggiore rischio sismico della penisola.
E proprio in concomitanza con tutto questo, arriva la decisione della giunta regionale, denunciata dal presidente dell’ordine dei geologi del Molise. Il 30 gennaio a palazzo Vitale – ha scritto in una nota Giancarlo De Lisio – è stata decretata la soppressione dei vertici del servizio tecnico sismico e geologico del quarto dipartimento. Una scelta – ha evidenziato il geologo – che segna il coronamento di un’azione politica miope e irrazionale rispetto alla reale messa in sicurezza del territorio. Secondo Di Lisio un balzo all’indietro di trent’anni. La popolazione – dal canto suo – sta sempre più prendendo coscienza che la protezione civile efficiente e organizzata certifica il fallimento della politica di prevenzione. Per questo motivo – ha evidenziato De Lisio – i geologi definiscono la soppressione adottata dalla giunta un atto gravissimo che non tutela il territorio e l’incolumità dei cittadini. Una assunzione di responsabilità – ha ricordato il presidente dell’ordine – che mette tutti davanti a una sfida irrazionale contro la natura. Secondo gli esperti tenere conto della conformazione geologica e l’analisi opere territorio eviterebbe sicuramente molte sciagure. Studi di Microzonazione Sismica, Piani di Assetto Idrogeologico, Piani di Protezione Civile, costituiscono solo alcuni esempi del contributo sociale a cui i geologi concorrono.
Il Servizio Geologico e Sismico, invece di essere soppresso, secondo i professionisti che ci hanno lavorato fino a pochi giorni fa, dovrebbe costituire un punto fermo di una regione a forte rischio.
Con la protezione civile ridotta ormai ai minimi termini, non resta altro da fare che incrociare le dita e sperare in un lungo riposo della faglia del Matese e di tutte le altre che attraversano il sottosuolo del Molise