Spallucce. Sorry. La Regione non fa impresa. Dunque, per quella pattuglia di operai, rimasti a guardare scomparire un colpo di pennello alla volta l’azienda per la quale hanno sudato e fatto i calli alle mani, non c’è alcuna possibilità. Zero speranze. Parola di assessore.
In un post su facebook, Vittorino Facciolla ha liquidato così la chiusura dello Zuccherificio, lasciando qualche decina di famiglie a cuocere nel loro brodo. Facciolla, che è il titolare della delega delle politiche agricole della Regione, ha spiegato – o tentato di farlo – che le responsabilità del fallimento dell’azienda, nella quale – ha ricordato – lavorava anche il padre, sono talmente lontane nel tempo che già quando egli stesso aveva i pantaloni corti la fabbrica aveva intrapreso un lento declino.
L’assessore, ha ribadito che la Regione non è un imprenditore e per quanto fino a ieri detenesse la maggioranza azionaria della società, non può mettersi a vendere lo zucchero. Né il carico dei debiti può essere messo sulle spalle dei contribuenti molisani, ha chiarito.
Poi, tanto per precisare, Facciolla ha spiegato, mettendo in campo tutta la sua competenza da figlio di operaio del settore, che ormai il mercato dello zucchero non è più un business e quindi inutile stare lì a cincischiare. Anche se un rigo sopra al suo intervento illuminato e chiarificatore aveva asserito che la Regione non può fare impresa.
Posto che almeno uno dei due assunti sia vero, non ci avventuriamo in analisi di mercato o della managerialità dell’ente pubblico, va fatta un’ennesima considerazione, piuttosto elementare e banale.
Ci sarà un motivo, diciamo anche spicciolo, per il quale il governo italiano si è svenato per salvare l’Alitalia o per tassare gli italiani e mettere nei forzieri del Monte dei Paschi una montagna di euro? Aziende cotte, decotte, sommerse dai debiti. Proprio come lo Zuccherificio che ha fatto andare in tilt la memoria e la logica di Facciolla. Assessore alle politiche agricole, vice presidente della giunta e ora anche con la delega alle politiche sociali. Dallo Zuccherificio ai cavoli amari per quelle famiglie il passo è stato breve. Le risposte di un politico regionale, pagato dai contribuenti molisani, che al contrario dell’azienda l’assessore e la giunta li devono continuare a pagare, sono insufficienti e per niente convincenti.