Troppo ghiotta l’occasione di Isernia per non parlare solo di referendum. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato ed ascoltatissimo consigliere di Berlusconi, è venuto in Molise per sostenere il no al referendum, davanti ad una sala consiliare, quella del comune, piena come un uovo di esponenti e simpatizzanti del centrodestra molisano, nel dibattito organizzato e coordinato dai giovani Raimondo Fabrizio e Annaelsa Tartaglione. Un centrodestra ansioso di rivincita ma che per ora vuole concentrarsi sul 4 dicembre per mandare a casa Renzi e spedire un avviso di sfratto a Frattura: «Sui presunti tagli, sui risparmi, Renzi bara. Dice menzogne. Noi non siamo per la conservazione dello status quo. Puntiamo ad una riforma che dimezzi il numero di deputati e dei senatori e porti all’elezione diretta del presidente della Repubblica. Insomma, riteniamo sia necessario favorire la partecipazione, non ridurla. Per questo invito i cittadini ad andare a votare il 4 dicembre. Non c’è quorum, l’astenersi è un favore a Renzi. L’esperienza tagli delle Province brucia ancora, dove tutto è rimasto come prima. È stato tolto solo il voto ai cittadini. Anzi per i politici i benefit sono rimasti identici». E fa l’esempio: «Renzi da presidente della Provincia si fece assumere come dirigente in un’azienda per usufruire di permessi retribuiti e di contributi previdenziali e assicurativi. Benefit tuttora esistenti che con la legge Delrio non sono stati cancellati. Dal punto di vista politico Gasparri spera che questa campagna referendaria riesca a far aggregare di nuovo tutto il centrodestra. Proprio per questo a Roma per i primi di dicembre terremo una manifestazione unitaria del centrodestra, da Salvini a Fratelli d’Italia passando per Rivoluzione Cristiana, i seguaci di Fitto. Unica nota stonata è rappresentata da Ncd che evidentemente sono confusi: si chiama nuovo centrodestra ma si allea con la sinistra». Infine chiarisce sul dialogo che c’è stato tra Renzi e Berlusconi: «Stavamo costruendo un edificio insieme a Renzi, ma ci siamo accorti che mentre noi facevamo il lavoro pesante, lui già si vendeva gli appartamenti». E sul dopo Renzi, Gasparri è stato chiarissimo: il pallino del gioco resta in mano a Berlusconi. È solo lui che potrà decidere chi si candiderà a premier. E non sarà certamente Parisi, definito da Gasparri: ‘un re senza regno e senza dinastia’.