Primi interrogatori in tribunale a Larino nell’ambito dell’operazione della Guardia di Finanza ‘Hora arbereshe’che ha portato all’arresto di quattro persone accusate di gestire una rete di spaccio concentrata sulla costa molisana con collegamenti con la criminalità pugliese e lombarda. Alessandro Marchesani, 48 anni, considerato uno dei vertici dell’organizzazione che già si trovava ai domiciliari a Termoli in conseguenza di una condanna definitiva per lo stesso reato si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice Maria Paola Vezzi. Nessun chiarimento è arrivato dunque sulla sua posizione che secondo il difensore Nicola Bonaduce è “tutta da verificare”. Secondo gli inquirenti Marchesani da casa avrebbe dato ordini e seguito le partite di droga che arrivavano e venivano smistate proprio a Termoli. L’avvocato ha chiesto la revoca della misura cautelare in carcere o quanto meno una sua attenuazione facendolo tornare ai domiciliari in quanto Marchesani già nel 2015 era stato dichiarato incompatibile con il regime detentivo per problemi di salute che sono stati accertati dal tribunale di Sorveglianza. Secondo il difensore inoltre non sussisterebbero le esigenze cautelari in quanto “l’ultimo fatto relativo a un suo presunto coinvolgimento risale a oltre due anni fa” ha dichiarato. Anche l’altro ragazzo di Termoli di 24 anni che si trova ai domiciliari si è avvalso della facoltà di non rispondere. Quest’ultimo è difeso dall’avvocato Ruggero Romanazzi che per ora non ha avanzato richieste al giudice. Le indagini, partite da una precedente operazione del 2012 che aveva portato al recupero in mare di due tonnellate di marijuana di cui un motoscafo si era liberato, si sono concluse con 4 arresti, undici avvisi di garanzia e 20 perquisizioni oltre al sequestro di sostanza stupefacente. Secondo la Finanza è stato represso un imponente traffico di droga che aveva messo le sue radici in Basso Molise.
‘Hora arbereshe’: primi interrogatori. Bocche cucite davanti al giudice
