In occasione del 62° anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, avvenuta il 19 agosto 1954, il Presidente dell’Associazione ex Consiglieri Regionali del Molise, Gaspero Di Lisa, lo ha voluto ricordare tracciandone la personalità e l’impegno umano, politico e istituzionale dello statista democristiano e citando Ugo Foscolo: “A egregie cose il forte animo accendono / l’urne dei forti, o Pindemonte; e bella e santa fanno al pellegrin la terra / che le ricetta…..”
“Con l’emozione, compagna di ricordi lieti e tristi delle passate esperienze di vita, si ripresenta – ha scritto Di Lisa – la data del 19 agosto, associata a quella di sessantadue anni fa (era il 1954), quando l’Italia e il Mondo appresero la morte di Alcide De Gasperi. La figlia Maria Romana nel “Ritratto di uno statista” (Oscar Mondatori 1964) racconta le ultime ore di vita del padre, protagonista della storia del Paese e dell’Europa, di cui i posteri si sarebbero (in vario modo) certamente interessati”.
“De Gasperi – ha continuato l’ex consigliere regionale – si congedava dalla vita con <.. un felice abbandono> dopo aver dato risolutivo impulso alla ricostruzione fisica, politica e sociale del Paese, per cancellare le inenarrabili e disastrose conseguenze della guerra perduta. La sua opera di statista è tracciata nei tratti essenziali nei discorsi tenuti alla Conferenza di Pace di Parigi (10 agosto 1096) – settanta anni fa – e a Cliveland il successivo 10 gennaio 1947. Quelle non furono parole ma progetti fondamentali che portarono al successo la sua politica”.
“Questi discorsi – ha aggiunto Gaspare Di Lisa – lasciano intravedere lo spessore e la concretezza dei suoi disegni di ricostruzione, animati da autentica ispirazione di solidarietà e di promozione umana, essenziali per la politica coniugata con l’etica e il governo capace di penetrare e progettare il futuro. Non peraltro amava ripetere e raccomandare sempre di tenere alta l’asticella degli impegni, e bassa quella delle promesse, perché <Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione>.”
“Egli riconquistò all’Italia un dignitoso posto nel consesso internazionale, perché – ha spiegato ancora l’ex consigliere – non fece ricorso agli espedienti pietisti di un popolo vinto, ma si appello con chiarezza alle mete di una “pace generale e stabile”, cui poteva pervenire la <fraterna collaborazione di popoli liberi>. La richiesta di credito e di fiducia nella Repubblica non fu accolta immediatamente dagli Stati vincitori, ma non si arrese, per cui – ha concluso – essa fu conquistata con quella mirabile gradualità, che, all’interno del Paese (con i lavori della Costituente e l’approvazione della Carta Costituzionale) e all’esterno (con l’avvio della politica europea), in tutte le circostanze fu esemplarmente testimoniata e garantita dalla sua azione politica”.