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venerdì, Aprile 19, 2024

Legalità, trasparenza e democrazia ai tempi del PD. Il caso Bojano

AperturaLegalità, trasparenza e democrazia ai tempi del PD. Il caso Bojano

di MASSIMO ROMANO

“Trasparenza, legalità, ascolto del cittadino”: Marco Di Biase ha speso l’intera campagna elettorale su queste parole d’ordine, ripetendole ogni volta come un mantra. Alla prima occasione utile, invece, ha dato ampia prova di fregarsene. Tutte chiacchiere, una volta eletto ha mostrato il suo vero volto.
Con un comportamento indegno per il ruolo che ricopre e offensivo dell’istituzione che rappresenta, il sindaco di Bojano, ieri, in occasione del primo consiglio comunale, si è dileguato di fronte alle pesanti e argomentate contestazioni di un cittadino elettore che ha denunciato la sua presunta condizione di ineleggibilità.
La questione è questa: Marco Di Biase, in quanto amministratore della clinica privata villa Ester, sarebbe ineleggibile. Non se l’è inventato il cittadino, ma lo ha stabilito il testo unico degli enti locali (d.lgs. 267/2000), agli articoli 60, comma 1, n. 9 e comma 6. La legge è chiarissima, e i precedenti giurisprudenziali si sprecano: per i titolari di strutture sanitarie private accreditate non basta dimettersi formalmente, bensì occorre astenersi da qualsiasi atto e attività connessi alla funzione, perché l’esercizio di quelle prerogative può inquinare il voto, facendo leva sul bisogno più delicato e prezioso, ossia la salute.
Letto il ricorso, in Consiglio comunale abbiamo chiesto a Di Biase di spiegare: è vero o no che durante la campagna elettorale hai continuato a recarti in clinica ogni giorno e a svolgerne oggi giorno tranquillamente il ruolo di amministratore, utilizzandola come sede elettorale anche per vertici notturni e interagendo ogni giorno con dipendenti, medici, fornitori, pazienti e relative famiglie?
Bastava dire sì o no. Invece, silenzio. Neanche una parola. Si è alzato e se n’è andato. È fuggito pavidamente dall’aula e dalle sue responsabilità, senza offrire alcuna risposta, e quel che è più grave, senza sentire il minimo imbarazzo di fronte a un’omissione che pesa come un macigno sul profilo personale di un sindaco che si è presentato alle elezioni straparlando di trasparenza, legalità e ascolto dei cittadini e, una volta eletto, ha agito esattamente al contrario. Mi ricorda tanto, troppo, qualcuno: l’allievo ha superato il maestro! Già, perché almeno Frattura in Consiglio regionale non si sottrasse al dovere istituzionale di spiegare la sua posizione di fronte a un analogo ricorso che ne censurava la possibile incompatibilità, mentre Di Biase è andato via alla chetichella, sperando di farla franca con la complicità di un consiglio di yesman e l’ignavia interessata di quei (pochi, per fortuna) tifosi che ripetono come troll impazziti “ha vinto, lasciamolo governare”: come se la volontà popolare che ha consentito a Di Biase di vincere non fosse la stessa che è alla base delle leggi, che vanno rispettate e che invece oggi qualcuno pretende allegramente di ignorare con ignobili appelli all’omertà.
Chi tace acconsente. Ne riparleremo presto.
Per il resto, il consiglio è stato una specie di vuoto rituale, triste, freddo e senz’anima: il sindaco è riuscito a giurare sulla Costituzione restando addirittura seduto, senza indossare la fascia e senza incassare un solo applauso; alla consigliera Cristina Spina, che in apertura dei lavori lo ha omaggiato di una copia della Costituzione della Repubblica Italiana, non ha detto nemmeno grazie; al pubblico presente non ha rivolto manco un pensiero, che ne so, “sono onorato di essere il sindaco di Bojano”; alla richiesta delle minoranze di condividere la scelta del presidente del consiglio, indicando una figura di garanzia, non ha proprio risposto; così per le presidenze di commissione: insomma, è stato eletto da appena il 37% e si consente di ignorare il restante 63% dei votanti che non lo hanno scelto (di cui la metà ha votato per la nostra lista), facendo man bassa di tutto: giunta, presidenza, commissioni, infischiandosene della nostra apertura alla collaborazione istituzionale. Ha impiegato venti giorni per nominare la giunta, e alla fine ha trattenuto tutto nelle sue mani (confermando quanta stima e competenza riconosca alla sua squadra, peraltro allargata ad un’esterna…): bilancio, programmazione, urbanistica, politiche sociali. Cioè praticamente tutto, ad eccezione dei lavori pubblici, “casualmente” assegnati al referente cittadino dell’assessore regionale allo stesso ramo…
Una notazione finale: tra i consiglieri che hanno votato a scatola chiusa (manco fosse un dogma di fede!) a favore della sua eleggibilità, oltre a quelli del suo gruppo, anche l’ex vicesindaco Policella, il quale ha così finalmente ufficializzato il suo posizionamento e forse chiarito, una volta per tutte, da dove venissero quei famosi trecento voti che hanno determinato la vittoria di Marco Di Biase…

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