di MINO DENTIZZI
Lo studio della struttura per età della popolazione rappresenta un aspetto centrale per la programmazione delle politiche e degli interventi nel settore sanitario, poiché moltissimi fenomeni legati ai bisogni di salute sono correlati, o direttamente influenzati, dalla struttura per età della popolazione.
In Molise sono particolarmente accentuati gli effetti del processo d’invecchiamento della popolazione e appaiono evidenti sia quando si considera la piramide della popolazione per età, genere e cittadinanza che quando si analizzano i diversi contingenti che compongono la popolazione anziana nel suo complesso (“giovani anziani”, “anziani” e “grandi vecchi”). Nel Molise la speranza di vita alla nascita, nel 2015 (dati provvisori), è pari a 79,7 anni per gli uomini e a 84,9 anni per le donne (valore nazionale: uomini 80,1 anni e donne 84,7 anni). Nel 2015 le persone con 65 anni e più costituiscono il 23,3% della popolazione, in valori assoluti sono più di 73.000 su una popolazione di circa 313.000 residenti. Anche gli ultracentenari aumentano: al 1 gennaio 2015 sono 130 (più di quattro residenti su 10.000 hanno 100 anni e oltre).
Dalle analisi emergono, inoltre, marcate differenze territoriali che vedono alcune aree della Regione maggiormente coinvolte nel processo d’invecchiamento.
Durata di vita più lunga e il conseguente crescente onere di malattie croniche a lungo termine richiedono interventi complessi che stanno mettendo sempre più pressione sul sistema sanitario. Sempre che non si trasformino radicalmente le proposte contenute nel Piano Operativo Regionale, la sanità molisana per gli anziani diventerà sempre più frammentata, inefficiente e insostenibile.
Il disegno del governo italiano (radere al suolo il servizio pubblico e far dilagare il business nella sanità), cui soggiace senza profferire protesta il Molise è evidente, con il progressivo impoverimento della sanità pubblica (e delle famiglie e degli anziani, a causa delle spese per le cure) e il bombardamento di continue ristrutturazioni (vedi accorpamenti e fusioni di ospedali, servizi e distretti) che hanno come principale effetto (o fine?) quello di rendere perennemente instabile, quindi inadeguato e anche pericoloso, il sistema.
Altre vie esistono, e noi siamo disponibili a indicarle (semmai qualcuno fosse disponibile all’ascolto), e la strada maestra la indica anche il 69esimo consesso internazionale dell’Organizzazione mondiale per la sanità, conclusosi da pochi giorni. Molti i temi affrontati e gli impegni presi, tra i quali vi è la creazione di servizi sanitari integrati modellati sulla persona.
La centralità delle cure integrate per la persona significa mettere le persone e le comunità, e non le malattie, al centro dei sistemi sanitari, e abilitare le persone a farsi carico della propria salute piuttosto che essere destinatari passivi di servizi. I dati dimostrano che i sistemi sanitari orientati intorno alle esigenze delle persone e delle comunità diventano più efficaci, costano meno, migliorano la cultura della salute e l’impegno del paziente, e sono meglio preparati a rispondere alle crisi sanitarie.
Il Molise sta andando nei fatti in tutt’altra direzione non solo continuando a voler mantenere un sistema con al centro esclusivamente la malattia, ma smantellando o rimodellando anche le forme di assistenza che andavano nella direzione opposta.