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giovedì, Marzo 28, 2024

Isernia. Chi ha ucciso Aldo Moro? Nuove verità nei documenti raccolti dall’on. Gero Grasssi

AttualitàIsernia. Chi ha ucciso Aldo Moro? Nuove verità nei documenti raccolti dall'on. Gero Grasssi

aldo morodi LUCIA LOZZI

Sono trascorsi 37 anni dalla morte dello statista democristiano e sul “caso Moro” è stata anche istituita una nuova Commissione bicamerale d’inchiesta, per indagare su ciò che è realmente accaduto senza che venga opposto il segreto d’ufficio. Una commissione che ha il compito di andare alla ricerca di eventuali responsabilità riconducibili ad apparati dello Stato, strutture e organizzazioni e che fa seguito alle inquietanti dichiarazioni rilasciate da un ex ispettore di polizia secondo le quali agenti dei Servizi Segreti aiutarono, di fatto, le Brigate Rosse durante il rapimento di Aldo Moro. Interessante e coinvolgente il convegno che si è tenuto nella sala consiliare della Provincia di Isernia, “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”, che ha visto il racconto della vicenda del Presidente della Democrazia Cristiana, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, attraverso la lettura dei documenti di Stato e gli interventi dei presenti. La manifestazione, organizzata dal gruppo Pd alla Camera dei deputati e dall’Associazione Culturale Promozione Donna, ha visto la presenza della Parlamentare Laura Vennitelli, del Presidente della Provincia di Isernia Lorenzo Coia e del Presidente dell’Associazione Leontina Lanciano, i quali, insieme ai tanti interessati, hanno ascoltato l’attenta relazione del vice Presidente del Gruppo PD della Camera dei Deputati, l’onorevole Gero Grassi il quale, con novizia di particolari, ha dato ampio spazio all’analisi e alla lettura dei documenti riguardanti il rapimento e il processo di Aldo Moro e, a tal proposito, previsto, in tutta Italia, un’intensa attività di organizzazione di eventi incentrati sul caso del politico assassinato e dei suoi 5 uomini della scorta, avvenuto in via Fani a Roma, nonché del ritrovamento del cadavere di Moro in una Renault rossa. L’onorevole Grassi nei suoi racconti, ha affrontato la questione alla luce della nuova normativa sul segreto e sulle procedure di declassificazione, sia dal punto di vista narrativo che investigativo, e preso in esame, in maniera incalzante, il racconto di quanto accaduto al Presidente Moro, affrontando, insieme al pubblico in sala, l’analisi di documenti ufficiali che fino a poco tempo fa risultavano essere ancora del tutto inaccessibili. Solo con l’approvazione e l’istituzione di una nuova Commissione parlamentare d’inchiesta si è potuto andare alla ricerca di eventuali responsabilità e “quasi verità ” perché ancora oggi, a distanza di anni, non si sa bene quale sia la verità sulla vicenda di Aldo Moro, protagonista indiscusso di una stagione di dialogo politico tra le differenti forze democratiche. La parlamentare Laura Vennittelli, fermamente, convinta che sia necessario analizzare gli eventi di quella violenta crisi politico/istituzionale e sociale e delle conseguenze che ha provocato in ambito sociale e politico, ha voluto anche ricordare il sacrificio di un giovane molisano che venne ucciso dalle Brigate rosse il 16 marzo 1978 nella strage di via Fani, insieme a tutti i colleghi della scorta, quando Moro fu sequestrato. Aldo Moro sosteneva che bisognava “riconoscere i diritti delle persone prima ancora che siano cittadini altrimenti un giorno arriverà qualcuno che rivendichera’ questi diritti”. Niente di più vero e vissuto sulla propria pelle.Tante bugie e omissioni. La relazione dopo un anno di indagini della Commissione bicamerale sul rapimento dello statista democristiano. Giallo su una donna e un tedesco a bordo di una moto nel luogo della strage, la pista tedesca. Nelle carte la testimonianza di Raffaele Cutolo sui rapporti ndrangheta-Br. Olp, Raf tedesca, servizi segreti, informatori, infiltrati, traffico d’armi, banda della Magliana, killer sconosciuti, armi sparite, fiancheggiatori mai identificati. E poi verità celate, memoriali smentiti, inchieste incompiute, testimoni inattendibili. A 37 anni dal sequestro di Aldo Moro e dal massacro della sua scorta, intrighi e misteri nascondono ancora parte della verità, una verità scomoda, ingombrante, un peso decisamente troppo pesante da portare. Aldo Moro e il paese intero, oggi, a distanza di anni, merita la verità. Hanno fatto tutto da sole le Brigate Rosse o c’era un intelligence? Quanto e perché così scomodo Moro politico e le sue idee? Controversi e oscuri gli argomenti, vaghe le analisi oggetto di indagine; dalle perizie sulle armi, bossoli, auto, abiti indossati da Moro, sul contenuto di audiocassette sequestrate in alcuni covi delle Brigate Rosse, sulle testimonianze, sui reperti rinvenuti e sul luogo in cui fu tenuto ostaggio. Un documento, quello palestinese proveniente da Beirut da non diramare ai servizi collegati OLP Roma, che aprirebbe prospettive di interpretazione del tutto nuove. È evidente che, se fosse effettivamente dimostrata una relazione con il sequestro di Aldo Moro, lo scenario sarebbe imprevedibile. Testimonianze mai ascoltate se non a distanza di anni, ruoli e ricostruzioni diverse anche nei numeri, venti bierre in via Fani, non dodici. Contatti Br-famiglia Moro, comunicazioni tra i brigatisti e l’esterno, sicuramente con la signora Eleonora Moro, contatti mai ammessi dagli stessi protagonisti; la nota vicenda dell’annuncio “forse rapiscono Moro” che l’emittente radiofonica Radio Città Futura e il suo direttore Renzo Rossellini avrebbero dato, il 16 marzo 1978, circa tre quarti d’ora di anticipo rispetto al rapimento di Moro; un tedesco e una donna sulla moto in via Fani, una motocicletta con a bordo due persone una delle quali spara verso qualcuno e di frasi ascoltate dai testimoni “achtung, achtung”. Cutolo che ascoltato in carcere da alcuni collaboratori della Commissione riferisce di aver appreso, durante la sua detenzione da un boss della ndrangheta, di contatti intercorsi, con riferimento al sequestro Moro, tra le Brigate Rosse e ambienti della ndrangheta in relazione al reperimento di armi. Il Bar Olivetti, situato in prossimità del luogo dell’agguato e la Banda della Magliana i cui componenti nascosti dietro le fioriere. Testimoni hanno riferito che il bar non era affatto chiuso in quelle settimane, come invece sostengono le indagini nel corso di questi 37 anni. Alcuni testimoni dichiarano, infatti, di aver preso il caffè proprio in quel giorno. Tra l’altro, il titolare del bar, Tullio Olivetti, era un personaggio molto noto agli ambienti investigativi per essere stato coinvolto in una importante vicenda relativa al traffico internazionale di armi, ma ne era sempre uscito ” pulito” da tutte le indagini. Si pensa egli possa avere agito per conto di apparati istituzionali e avere prestato collaborazione proprio lì. Criminologi, consulenti e morti improvvise. Una serie di analisi che lasciano ancora dubbi e mancati riscontri , risposte ancora non date che saranno oggetto di ulteriori dibatti e confronti alla luce di nuove fonti attendibili. L’iniziativa ha visto, inoltre, contributi verbali e proiezioni sulla figura di Aldo Moro che hanno riportato alla memoria i terribili anni di fuoco delle Brigate Rosse .

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