Ci vorranno alcune settimane per avere la relazione dalla dottoressa Margherita Neri, anatomo patologa del dipartimento di medicina dell’università di Foggia, che oggi ha effettuato con la sua equipe l’autopsia sul corpo di Mirela Mariuti.
La giovane rumena, incinta di cinque mesi, aveva abortito nel bagno della sua casa di Trivento, dopo essere stata dimessa dal pronto soccorso del Cardarelli. Per questa decisione, il medico che l’aveva visitata e rimandata a casa con la diagnosi di una cistite e una cura farmacologica è indagato per omicidio colposo. Un atto dovuto, rivelano fonti investigative, per consentire la presenza di un perito all’autopsia, un esame irripetibile. All’esame, era presente anche Gianni Spina, il legale che rappresenta Nicola Marchetti, marito della 33 enne. La famiglia sta valutando se presentare una denuncia alla procura per i fatti accaduti nella notte tra venerdì e sabato scorsi.
Sul tavolo del sostituito della procura di Campobasso Barbara Lombardi c’è già un fascicolo aperto. Nell’immediatezza dell’accaduto l’azienda sanitaria ha preso subito posizione, spiegando che le procedure adottate dal pronto soccorso sono state tutte adeguate ai sintomi e alle indicazioni della paziente. Lei stessa, stando a quanto è finora emerso, aveva dichiarato di non essere in gravidanza.
Una volta tornata a casa, però, aveva abortito un feto di circa 25 settimane. Messo in un involucro, i famigliari di Mirela l’avevano riportata di corsa in ospedale. Ma al Cardarelli era arrivata in fin di vita a causa della grave emorragia e il disperato intervento in sala operatoria si era rivelato inutile.
Ora c’è da capire se il comportamento del medico del pronto soccorso è stato responsabile oppure se ci sono state delle omissioni e la donna poteva essere salvata. Lo aiuteranno a capire i risultati dell’autopsia e la relazione di Margherita Neri. Intanto a Trivento, il marito, la figlioletta e l’intero paese aspettano di poter dare l’ultimo abbraccio alla giovane madre rumena.
