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mercoledì, Aprile 24, 2024

Frattura, il presidente (quasi) bullo

AperturaFrattura, il presidente (quasi) bullo

frattdi PAOLO PALMI

Frattura litiga un po’ con tutti. Tra le vittime dei suoi fendenti lessicali ricordiamo Michele Iorio e Manuela Petescia, il pm Fabio Papa, i dem Roberto Ruta e Danilo Leva, infine i sindacati e Corrado Di Niro dell’Acem. Una spietata analisi del fratturismo proposta dal sito Primapaginamolise.it.

“Apprendo con sconcerto la replica del presidente della Regione Molise, Frattura alla nostra associazione molisana. Mi sfuggono le motivazioni che inducono a preferire lo scontro al dialogo, la responsabilità di presiedere un’amministrazione pubblica non può e non deve mai essere offuscata da risentimenti personali che nulla hanno a che vedere con il perseguimento leale e trasparente dell’interesse pubblico, anche attraverso il confronto con chi rappresenta, peraltro, il sistema produttivo prevalente come quello delle pmi”. Lo afferma Dino Piacentini, presidente nazionale dell’Aniem, in riferimento al botta e risposta tra il governatore e Corrado Di Niro, in rappresentanza delle imprese edili molisane che lamentano ritardi nei pagamenti.

“La cosa che non possiamo accettare è la mancanza di rispetto verso le centinaia di imprese e le migliaia di lavoratori rappresentati dall’Acem – continua Piacentini -, mancanza di rispetto purtroppo evidenziatasi anche verso l’Aniem Nazionale. Sono stato contattato circa un mese fa dal Presidente Frattura, mi sono messo a disposizione per chiarire le questioni inerenti i ritardi dei pagamenti per i lavori post sisma, avevamo concordato un incontro da tenersi entro il 20 febbraio. Ebbene, da allora il Presidente è sparito, non siamo più riusciti, nonostante tentativi quotidiani, a fissare un incontro; evidentemente nella sua fitta agenda non c’era quello spazio che invece ha trovato per confronti con altre imprese. Frattura – conclude il numero uno Aniem – contraddice se stesso quando dice di essere a disposizione di tutte le aziende, nel nostro caso ha dimostrato di non avere a cuore le pmi molisane ed i lavoratori in esse occupati”.

Il rimbrotto degli edili merita una riflessione. La comunicazione di Paolo Frattura è sempre stata velata da sarcasmo, una puntura d’arguzia nel grigiore dei comunicati stampa degli amministratori regionali, ma dal suo ingresso a palazzo Moffa appare evidente una escalation che rischia di sconfinare nel bullismo istituzionale. Toni vagamente intimidatori, allusioni su conflitti d’interesse da declinare esclusivamente in terza persona, stralci di intercettazioni telefoniche o verbali d’indagine che mai avevano fatto capolino nella dialettica politica, nemmeno nei momenti di alta tensione tra le diverse forze politiche.

Oltre il limite. Avversari, mai nemici: questo il confine del confronto democratico, educato, civile. Invece, l’argine ha ceduto e le repliche di Frattura sono sempre più piccate, quasi arroganti, goffe. E non si scarichi la responsabilità sui ghost writers.

La domanda che in molti si pongono è perché? Come mai Paolo voglia apparire saccente, muscolare in un conflitto perenne con i suoi interlocutori, perché si isoli nelle reverenza dei cortigiani confondendo la lealtà con la fedeltà, l’intelligenza da cui germogliano soluzioni di sintesi con l’interesse ossequioso degli yes men, appiattiti sul loro tornaconto?

Genesi. All’inizio era Michele Iorio, il satrapo da defenestrare. Vinte le elezioni, il consigliere di Forza Italia viene sospeso per i processi a suo carico: è il punto più basso della parabola dell’ex monarca pentro, non occorre infierire. Invece, Frattura lo accoglie al rientro in Consiglio regionale con una dura requisitoria, un’accusa degna di un tribunale piuttosto che di un parlamento periferico. Sembra un episodio, invece è un indizio.

Si arriva alla conferenza stampa nella quale viene denunciato il presunto tentativo di ricatto del pm Fabio Papa e dalla direttrice di TeleMolise Manuela Petescia. La storia prosegue a Bari, in tribunale, eppure l’inchiostro scorre e sporca decine e decine di pagine di quotidiani, anche nazionali. Il presidente sbotta, si libera di un peso, riconquista agibilità politica e serra le fila della sua coalizione. Ma il Molise è diviso, spaccato in fazioni, fulminato dal sospetto e dalla diffidenza.

Frattura come Mourinho. Solo contro tutti, Paolo ingaggia l’ennesima guerra di trincea con il senatore Roberto Ruta e il deputato Danilo Leva della minoranza interna del Pd. Screzi a mezzo stampa, biasimi, giudizi arditi e un epilogo scontato: la riunione per trovare un’intesa sul riordino della Sanità regionale. Se la politica è mediazione, arriva inevitabilmente l’ora del faccia a faccia, perché esacerbare lo scontro?

C’è poi la grana della Giunta con il quarto assessorato ancora vacante dopo le dimissioni di Michele Petraroia, la difficile relazione tra il presidente e i sindacati, fino alla tirata di orecchie pubblica al presidente Acem Molise, Corrado Di Niro. Tutti sintomi di una interlocuzione farraginosa, episodica, instabile.

Scorrettezza? Maleducazione istituzionale? Inesperienza? Michele Iorio definisce il presidente della Regione “inadeguato” all’incarico; un giudizio superficiale e liquidatorio. Per noi c’è un ulteriore aspetto da analizzare. Quasi tutti alziamo la voce quando le nostre argomentazioni sono deboli, quando siamo in difficoltà, trovando magari riparo nella gerarchia: poiché i risultati amministrativi tardano ad arrivare, la ripresa è lenta e la disoccupazione non s’arresta, le imprese restano chiuse e l’Area di crisi per il momento esiste sulla carta, Frattura è a disagio. Il leader del centrosinistra vuole e può riscattarsi, anche se la legislatura è ormai al secondo tempo.

Impaziente, egli incarna la reazione scomposta di chi vorrebbe fare di più e meglio, di chi sa di essere in difetto, ormai poco gradito a un’ampia fetta degli elettori che ne decretarono il successo elettorale nel 2013. Gli stessi che oggi registrano risultati al di sotto delle aspettative e lo affermano senza giri di parola.

La reazione. La critica ferisce sempre, così Frattura mostra i muscoli e i denti, come un bullo lancia fendenti lessicali e, al contempo, si arrocca e si isola nel cerchio magico di palazzo Vitale dando corpo a un potere sordo e tronfio, indisciplinato e superbo. Lontano dall’idea di sinistra e di rispetto che, pur nel confronto aspro, si deve ad ogni interlocutore. Senza un’inversione di tendenza (e di stile) siamo al capolinea della sua carriera politica. Non basta, per una piena e celere riabilitazione, dedicare pochi minuti ai problemi di un disoccupato come avvenuto ieri. E’ davvero troppo poco.

 

 

 

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