di GIOVANNI DI TOTA
Alla fine Antonio Battista ha dovuto cedere. A palazzo San Giorgio, le dimissioni di Sabino Iafigliola erano sembrate una falla rimediabile con poco mastice, ma in breve tempo il buco è diventato voragine e da quell’apertura la maggioranza ha fatto passare un accordo che mette a posto una serie di caselle.
L’intesa, però, riporta indietro le lancette della politica ad un modo di fare che l’attuale maggioranza aveva annunciato di voler accantonare in un angolo.
Andiamo per gradi. Il consiglio comunale, nell’ultima seduta, ha mandato sullo scranno più alto dell’aula Michele Durante, esponente della lista civica Lab, che sta per Laboratorio politico. Il nuovo presidente è stato eletto dalla maggioranza con 19 voti. L’opposizione si è divisa fra i 6 che hanno sostenuto la candidata di Cinque stelle, Paola Felice e gli altri 6 che hanno indicato Marialaura Cancellario.
Fin qui niente di sorprendente. Ma questa soluzione è legata a filo doppio con l’allargamento della giunta comunale. Un’operazione, hanno garantito dalla maggioranza, a costo zero. Prevede altri tre assessori. I rumors di palazzo danno per certi Pasquale Colarusso, dei popolari per l’Italia – movimento il cui leader locale è Vincenzo Niro – già assessore nella precedente legislatura con Di Bartolomeo sindaco; Stefano Ramundo, anch’egli con incarico di governo, delegato alla cultura da Di Bartolomeo e Francesco De Bernardo, oggi delegato al centro storico ed esponente de Il Molise di tutti, il movimento nato attorno a Di Pietro e agli ex dell’Italia dei Valori. In questo caso organico alla maggioranza di centro sinistra.
Il costo zero, potrebbe significare che i tre nuovi assessori, che dovrebbero essere ufficializzati prima di Natale, non graveranno sul bilancio delle casse comunali. Non è chiaro come, visto che l’indennità di carica tra consigliere e assessore differisce di un migliaio di euro. Ma questi sarebbero gli spiccioli. Il grosso, invece, è rappresentato dal costo politico di questa scelta, che restringe e di molto il campo di manovra del sindaco. Qualcuno in campagna elettorale aveva messo in evidenza l’aspetto insalata russa della maggioranza. Una disomogeneità che avrebbe potuto mettere in difficoltà Battista. La giunta ristretta varata in tempi record era apparsa agli osservatori un reale cambio di rotta. A meno di due anni dall’avvio del mandato, il ritorno del piroettismo è apparso evidente.


