di ANNA MARIA DI MATTEO
In passato il Molise veniva considerata un’isola felice, dove la criminalità e l’illegalità non avrebbero mai attecchito. Una piccola regione fatta di gente semplice, tranquilla, dedita al lavoro, quello portato avanti alla luce del sole. Questa idea, questa concezione del Molise, forse, fino ad una decina di anni fa poteva essere vera, poteva anche valere.
Ma negli anni quella idea, che in sostanza era di legalità, di trasparenza amministrativa e di sicurezza sociale, è andata via via sgretolandosi, sciogliendosi come neve al sole. Ed il Molise, come il resto del Paese, non è più immune dal malaffare.
Le cronache raccontano, ormai, quasi quotidianamente, di arresti per traffici illeciti: droga, capi di abbigliamento contraffatti, truffe. Raccontano di arresti eccellenti, come quelli eseguiti nei giorni scorsi in provincia di Isernia dagli uomini del Ros. Appalti pubblici pilotati, grazie alla complicità di funzionari di enti pubblici compiacenti. Un pentolone, quello scoperchiato dagli investigatori dal quale, secondo indiscrezioni, verrà fuori ancora dell’altro. Appalti pubblici ma non solo: nel piccolo Molise si scoprono anche truffe milionarie ai danni dell’Erario, ed anche in questo caso gli arresti eccellenti non mancano. E poi c’è la politica, quella che per definizione dovrebbe essere l’arte e la scienza di governare lo Stato e che nella nostra regione si è trasformata, come dimostrano le indagini tutt’ora in corso delle forze dell’ordine, nell’arte di arricchirsi sulle spalle dei cittadini. Una politica che sta dando una pessima, anzi la peggiore immagine di sè, allontanandosi, in questo modo, sempre di più dalla cosiddetta gente comune.
Ed allora, in un quadro così desolante, nel Molise c’è tanta, tantissima voglia, c’è l’esigenza di legalità. La chiede a gran voce la gente onesta, che lavora sodo. La chiedono gli imprenditori seri, quelli che continuano a lottare contro il rischio fallimento perché, magari, i pagamenti degli enti pubblici non arrivano e, quando arrivano, è ormai troppo tardi. La chiedono i commercianti laboriosi, sempre più tartassati da nuovi balzelli, schiacciati da una pressione fiscale insopportabile. La chiede il cittadino che per ottenere una visita specialistica deve attendere mesi, pur avendone la necessità, perché a rischio è la sua stessa vita. La chiedono giornalisti che con il loro lavoro d’inchiesta vogliono contribuire al ripristino della verità dei fatti.
E allora è giusto che di legalità, si parli nelle scuole, come sta facendo la Questura di Campobasso guidata dal questore Raffaele Pagano, perché nelle nuove generazioni si sviluppi quel senso civico, quel rispetto delle regole e della vita altrui che col tempo, purtroppo, sembrano smarriti.
Ma la fiammella della speranza deve rimanere sempre accesa. E lo sarà fino a quando in Molise ci saranno ancora persone oneste, coraggiose che continuano a lottare quotidianamente per l’affermazione della legalità e del senso dello Stato.


