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venerdì, Novembre 14, 2025

Grande successo ad Isernia per lo spettacolo “Stanza d’albergo” della Compagnia Cast

EvidenzaGrande successo ad Isernia per lo spettacolo "Stanza d'albergo" della Compagnia Cast

BodyPartdi LUCIA LOZZI

Vale la pena vederlo anche solo per dire, “l’ho visto ed ho provato delle forti emozioni”. Uno spettacolo, in replica ogni sabato e domenica dal primo al 15 novembre, fatto di frasi e consigli, ma non per questo pesante. Un dialogo brillante, di impianto teatrale e di forte connotazione morale. Interessanti spunti e profonde riflessioni, moti dell’anima, consapevolezza del tempo e della vita che scorre, una consapevolezza che possiamo imparare dai nostri errori, ma non rimediare. Questa la sensazione che lascia il finale, emozionante e che ci rende meravigliosamente umani. Mette davanti all’identità religiosa e di vita, ma non solo, a ciò che ognuno pensa di sé stesso. Monologo finale da brivido. “Stanza d’albergo” si svolge interamente in una stanza. Di Salvatore Mincione Guarino, ha visto un formidabile e quanto mai vero Salvatore, un Giovanni Gazzanni e un Elio Musacchio di una bravura e di uno spessore teatrale unico. Per loro una prima meritata. Non solo ironia, non solo commedia napoletana ma, stavolta, anche vero e puro teatro, mirabilmente interpretato.

Tre uomini e una stanza d’albergo per un’importante convention dove dovrebbe sopraggiungere “il grande acquirente”, il pollo da spennare e con cui chiudere in bellezza la carriera. I tre sono commessi viaggiatori, americani tormentati dalle frustrazioni. C’è il cinico Larry che venderebbe la madre pur di approdare al colpo grosso, che la passione non l’ha persa e affronta la vita con quell’aggressività e la frustrazione tipica di chi sa che sarebbe già dovuto arrivare in cima, ma che non si spiega come mai non sia ancora arrivato, un consumato venditore, cinico, accanito fumatore, dedito all’alcool e alle donne, che maschera un lato fragile e insicuro. Phil, un veterano che ha già visto e detto tutto e che dopo il divorzio dalla moglie ha perso ogni entusiasmo, anche nel lavoro, il navigato che ha visto e sentito tutto ed è in crisi depressiva, che pensa che il meglio lui l’abbia già dato e ora sia in fase discendente, quella parabola che affrontano tutti gli uomini. Bob il giovane principiante, alla sua prima esperienza nel settore delle vendite, aggrappato alla fede religiosa per non sprofondare prima del tempo, il novellino timorato di Dio che prende la vita attraverso le sacre scritture, perché la vita non sa neanche cosa sia e, inconsciamente, sa che è più comodo farsi dire come vivere, piuttosto che prendere decisioni da solo.

Tre uomini uno diverso dall’altro, in una pacchiana suite d’albergo, con un misero buffet, in trepidante attesa del convegno che terranno la sera, dove dovrebbe arrivare il pezzo grosso, il big che, con un solo ordine, potrebbe salvare la disastrata azienda per cui lavorano e, di conseguenza, dare un senso alle loro vite.

Messa così potrebbe sembrare la rappresentazione di un libro e invece è andata in scena una meravigliosa, coinvolgente, splendida interpretazione della vita e della bravura degli attori. Una prima unica per loro i cui temi ironici, finora portati in scena, sembravano apparire come una seconda pelle.

L’unione di queste tre diverse personalità, costrette a vivere per un giorno nella stessa stanza, crea inevitabilmente attriti. Larry cerca di imporre il suo modo di vedere le cose, arrogante e aggressivo, al novellino. Bob in cerca di riparo nella parola divina per difendersi da Larry. Phil invece lascia correre, esprime le sue idee, ma non si impone, è stanco e vorrebbe solo passare la giornata tranquillo, fare ciò che deve fare e andare via, purtroppo da solo e con il rimpianto di aver fatto la cosa sbagliata.

È tutto un dialogo, uno spettacolo teatrale di grande intensità emotiva. È una sfida a cogliere le sfumature dei personaggi, a cercare di capire con chi immedesimarsi, a chi dar ragione e, a trovare, presi nel mezzo di un ménage à trois sulla vita, l’amore , gli errori e le convinzioni. Una rappresentazione che parla di come gli uomini vedono, o si rifiutano di vedere, la vita. Perché in fondo è così, tutti noi abbiamo le nostre idee, le nostre incrollabili convinzioni,  le nostre brutture che ci pilotano nel bel mezzo alla vita e che, quando ci troviamo a doverle esprimere di fronte ad altri, crollano e creano scompiglio. Un po’ perché non c’è sempre gente abbastanza intelligente che ascolta e capisce, un po’ perché nessuno mai ha completamente torto o ragione. La verità, se esiste una sola verità, è un puzzle di infiniti pezzi, di cui noi possediamo solo alcuni tasselli che dovrebbero incastrarsi con quelli di altre persone. Un meraviglioso dialogo. “Con questa performance abbiamo voluto cimentarci in una pièce teatrale diversa rispetto ai nostri spettacoli comici per mettere alla prova le nostre capacità attoriali. Ciò che mi sono posto – afferma Mincione Guarino – è di mettere a confronto tre personaggi diversi eppure, alla fine, complementari e quanto mai simili nell’abbandonare la loro vita precedente e, contestualmente, di far riflettere su ognuno di noi”.

Ciò che ha coinvolto il pubblico presente è stata la grande tensione emotiva che, nonostante la staticità del testo, ha provocato forti sensazioni. Lo spazio scenico diventa così momento di riflessione, un viaggio dei personaggi dentro sé stessi e,contemporaneamente, un viaggio degli spettatori nei loro cuori.

“Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassiti. Ma credimi, tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso”. Accettate il consiglio, per questa volta, è proprio da vedere.

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