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venerdì, Aprile 19, 2024

Gup Zuccherificio, Messere fa tornare Iorio a Campobasso

AttualitàGup Zuccherificio, Messere fa tornare Iorio a Campobasso

F1-lavvocato-Arturo-MessereProcesso sullo Zuccherificio, la Cassazione ha deciso: sarà il Gup del tribunale di Campobasso ad occuparsi della richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’ex presidente della regione difeso dall’avvocato Arturo Messere. Era stato proprio quest’ultimo a chiedere al Gup Ruscito di Isernia di sollevare davanti alla Cassazione il conflitto di attribuzione sulla competenza territoriale.
Precedentemente l’inchiesta del sostituto Fabio Papa era stata ‘spacchettata’ in due tronconi, tra i tribunali di Larino e Isernia. Così torna a dividersi in tre parti, comprendendo di nuovo anche Campobasso. Messere, nel sollevare il conflitto di attribuzione condiviso dal giudice Ruscito, sostanzialmente si opponeva alla decisione del Gup di Campobasso di trasferire il procedimento a Isernia, dove sarebbe stato commesso il reato più grave ipotizzato dall’intera inchiesta. Messere sosteneva che quanto addebitato a esponenti della giunta regionale, nel caso specifico Iorio e Vitagliano, doveva essere ricondotto davanti al tribunale di Campobasso, sede naturale della giunta regionale. E la Cassazione gli ha dato ragione, per cui Iorio torna davanti al Gup di Campobasso. I fatti al centro del procedimento risalgono al 2009 quando, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l’allora giunta regionale, per tentare il salvataggio dello zuccherificio del Molise, in evidente crisi, individuò l’imprenditore isernino Remo Perna. Una scelta convinta dell’allora governo regionale, ma che non fu condivisa dalle opposizioni, che la definirono subito un errore madornale. Uno dei più strenui oppositori dell’operazione fu Massimo Romano, che parlò di possibile configurazioni di reati per l’operazione, richiamando l’attenzione della procura di Campobasso. Era stato il pm Fabio Papa a dare il via all’inchiesta, a condurre le indagini e a fare le 16 richieste di rinvio a giudizio. Il procedimento però finì ad Isernia a causa di un’eccezione sulla competenza territoriale. In pratica se catena di reati ci fu, il primo sarebbe stato commesso proprio ad Isernia, sede legale di due società di Perna, beneficiarie di fondi regionali. Secondo la tesi accusatoria, quest’ultimo con tali fondi avrebbe acquistato le quote dello Zuccherificio di proprietà della famiglia Tesi.

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