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martedì, Novembre 18, 2025

Come potrebbe riaprire piazza Guglielmo Pepe a Campobasso

AttualitàCome potrebbe riaprire piazza Guglielmo Pepe a Campobasso

di Claudio De Luca

A Campobasso la chiusura al traffico della cosiddetta piazza della Prefettura rappresenta un evento periodico che, immediatamente, provoca le pubbliche proteste degli operatori commerciali, delle categorie lavorative in genere (soprattutto degli avvocati) e (manco a dirlo) degli automobilisti. Ciascuno “lancia” la propria ricetta ed i giornali ne amplificano le prescrizioni. Però nessuno si muove secondo i cànoni che la legge ha approntato per casi del genere. Di contro, quando un’Amministrazione istituisce aree pedonali non condivise, oppure impone sensi unici, la questione può essere facilmente affrontata col Codice stradale. L’art.7, c. 9, dice che in questi casi gli enti debbono provvedere con deliberazione giuntale (e non con la semplice ordinanza sindacale o dirigenziale), tenuto conto “degli effetti sulla sicurezza della circolazione, sulla salute, sull’ordine pubblico, sul patrimonio ambientale e culturale e sul territorio“. Dunque decisioni di tal genere non avranno mai carattere discrezionale perché rappresentano l’effetto di una opzione fondata sulla necessità di tutelare esigenze reali. Di qui la doverosità di un’accurata indagine, formale ed espressa, sulla mobilità da parte del Comune al fine di motivare un provvedimento limitativo da inserire, di preferenza, nel contesto di un Piano urbano del traffico (art. 36 Cds), finalizzato a migliorare le condizioni di sicurezza della circolazione, a ridurre gli inquinamenti acustici ed atmosferici ed a conseguire risparmio energetico. Nella sostanza si tratta di un atto interdittivo, fortemente limitativo della circolazione, che, come tale, deve essere giustificato da rilevanti problematiche, debitamente esplicitate in provvedimenti giuntali che diano conto della procedura preparatoria che ha portato la P.a. a motivare in senso tanto invasivo. Naturalmente più importante di tutto è la motivazione, puntuale e non generica, prevista dalla legge n. 241/1990 sulla trasparenza amministrativa Ciò posto, quando i cittadini non siano d’accordo con le decisioni assunte da una Giunta, possono ricorrere, entro 60 giorni dall’adozione del provvedimento, non al Tar, quanto all’organo periferico del Ministero dei trasporti (art. 37, c. 3, Cds), che deciderà nel merito. L’opposizione può essere proposta da chiunque vi abbia interesse e deve contenere (art. 74 Reg.): l’indicazione del titolo da cui quest’ultimo sorge; le ragioni dettagliate; l’eventuale proposta di modifica o di aggiornamento. Deve essere notificata, a mezzo di raccomandata con a. r., all’Ispettorato provinciale per la circolazione e la sicurezza stradale nonché al Comune deliberante. La proposizione sospende immediatamente l’esecuzione del provvedimento, salvo che ricorrano ragioni di urgenza. In tal caso l’ente potrebbe confermare – con deliberazione – di dare provvisoria esecuzione alla propria decisione; e questo eventuale secondo provvedimento dovrebbe essere comunicato al ricorrente ed all’Ispettorato, sempre con raccomandata con a r. Il ricorso viene deciso entro 60 gg. (ma il termine non è perentorio) e la decisione sarà notificata al ricorrente ed all’ente (tenuto a conformarsi). Naturalmente tutto quanto riferito in ordine a pedonalizzazioni di strade e di aree e di zone a traffico limitato vale per qualunque altra tipologia di segnale (divieti di sosta, etc.), fosse pure stato imposto con ordinanza dirigenziale o sindacale. Come si rileva, la procedura è oltremodo semplice e per niente costosa; per di più è molto più efficace delle inutili chiacchiere partorite periodicamente sulla Stampa. C’è chi, in passato, ha già affrontato questa agevole strada. E’ accaduto a Larino dove gli automobilisti contrari all’altrettanto periodica chiusura di via Cluenzio, la “main street” del centro storico cittadino, ebbero a spuntarla sulle decisioni assunte dall’Esecutivo comunale dell’epoca e la strada venne riaperta al traffico assieme a piazza del Popolo, colpita dalla medesima interdizione.

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