Da una settimana i pescherecci sono tornati in mare dopo il periodo di fermo che quest’anno, per la prima volta, è iniziato la seconda metà di agosto. Per la marineria termolese riprendono le attività mentre il blocco è scattato nella zona che va da Brindisi a Imperia e interessa sette regioni. Pescato locale per rifornire ristoranti, commercianti e mercati anche se la piccola pesca non si è fermata nel periodo di stop imposto dal Ministero.
Il settore deve però affrontare due questioni in sospeso. La prima è il ritardo nel pagamento della cassa integrazione al personale che lavora a bordo dei pescherecci in quanto le somme in sospeso devono essere erogate. L’altra questione riguarda gli indennizzi agli armatori, i contributi che il Governo stanzia per le mancate entrate dovute al fermo, misure legate anche al Fondo europeo della Pesca. Tutto previsto ma i tempi non sono rigidi come quelli che bloccano per oltre un mese i pescherecci all’ancora.
«Non siamo contro la salvaguardia delle risorse – ha osservato Domenico Guidotti, presidente di Federcoopesca Molise – ma bisogna mettere tutti gli operatori in condizioni di affrontare questo periodi. Tempi più brevi per i pagamenti in quanto – ha spiegato il responsabile dell’associazione di categoria – ci sono delle famiglie di pescatori che incontrano disagi e anche un solo mese di ritardo nel pagamento della cassa integrazione può creare non pochi problemi a causa delle minori entrate>>.
Intanto, al Ministero sono in corso le procedure per valutare nuove regole e una eventuale impostazione diversa del fermo che vada incontro non solo ai criteri biologici ma anche alle esigenze delle rispettive marinerie. Un aspetto sul quale è al lavoro la parlamentare del Pd, Laura Venittelli, responsabile nazionale del settore per partito. E per individuare soluzioni comuni e discutere delle varie problematiche le marinerie che vanno da Pesaro a Termoli hanno costituito la rete delle imprese della pesca del medio Adriatico