Ha parlato da americano, più che da latinoamericano. Da «figlio di questo grande continente», proprio come gli statunitensi. Anche se Francesco sapeva di rivolgersi ad un Congresso Usa che riflette una storia, una cultura e, almeno nel passato, una religione diversa da quella dell’America australe: cattolica questa, protestante l’altra. Ma additando una radice geografica comune ha potuto esprimersi in modo inclusivo, avvolgente: garbato e insieme severo. Ha potuto chiedere un impegno comune per riequilibrare i cambiamenti climatici. Ha potuto parlare di «fondamentalismi» adombrando una verità non manichea e scomoda, alle orecchie occidentali: e cioè che certi estremismi non sono solo islamici, e che si può sbagliare tracciando linee troppo semplicistiche tra «buoni» e «cattivi».



