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martedì, Ottobre 8, 2024

Consiglio regionale, Isernia chiede più spazio

AttualitàConsiglio regionale, Isernia chiede più spazio

Finita anche abbastanza in fretta la luna di miele tra Renzi e gli italiani. I risultati delle elezioni dei sindaci hanno dimostrato che il Partito Democratico è in discesa rapida, quasi verticale. Insomma se c’è qualcuno che non è sereno, è proprio Renzi che si guarda alle spalle, sicuro che, prima o poi, arriveranno le coltellate.
Stesso discorso in Molise, dove il Pd traballa da Termoli a Isernia. Scosso da dimissioni e prese di distanza.
Un partito che vive una sua personale fase di incertezza, collegata soprattutto alla scadenza di metà mandato e alla sempre promessa e mai presentata nuova legge elettorale regionale.
Attualmente, com’è noto, la provincia di Isernia, pur rappresentando un terzo della popolazione regionale, ha mandato a Palazzo Moffa solo due rappresentanti su venti. Iorio, infatti, è fuori quota perchè entrato come presidente non eletto.
Più volte Frattura si era impegnato, anche pubblicamente, a rivedere la legge per consentire alla provincia di Isernia di eleggere un terzo dei consiglieri regionali e non solo un decimo come oggi.
Parole e promesse al vento, di quella legge ancora non si vede traccia e poiché la maggioranza dei consiglieri regionali in carica è della provincia di Campobasso, appare difficile che siano d’accordo con un nuovo testo che ne riduca la rappresentanza da 17, come oggi, a 13.
Insomma fuoco che cova sotto la cenere, perchè se è vero che chi sta dentro ha interesse a non toccare nulla, è anche vero che un territorio come la provincia di Isernia è attualmente sottorappresentato e aspira, giustamente, ad avere più rappresentanti. Oggi in consiglio ci sono due consiglieri di Venafro e uno di Isernia. Del tutto assente la valle del Volturno, l’alto Molise e il Molise interno, per intenderci la zona di Frosolone, Civitanova, Macchiagodena.
Con queste premesse e avvicinandoci velocemente al 2018, quando si rivoterà, si capisce benissimo il nervosismo di tanti esponenti del Pd, nervosismo che si sta traducendo in prese di posizione abbastanza radicali.
L’impressione è che se Frattura e Fanelli continueranno a cincischiare, ritardando la presentazione di una nuova legge elettorale, il Pd continuerà a tormentarsi e le faide aumenteranno di giorno in giorno.
Intanto c’è una scadenza immediata, quella di metà mandato, ovvero questa estate, quando si dovrà eleggere il nuovo presidente del consiglio, in pole position c’è Vincenzo Cotugno, sempre se la Corte d’Appello respingerà il ricorso di Antonio Tedeschi sulla eleggibilità. La giunta dovrebbe restare intatta. Non entrerebbero né la Lattanzio, né la Fanelli per la quale, dicono le indiscrezioni, sarebbe già pronta una nomina ad personam come dirigente regionale, un incarico che già aveva ai tempi di Michele Iorio e che potrebbe riottenere al tempo di Frattura.
Un incarico che la legherebbe a filo doppio con il governatore, rendendo però ancora più instabile e insicuro il suo ruolo di guida regionale del Pd, sotto attacco continuo da parte di Renziani pentiti, amici di Ruta e amici di Leva.

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