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giovedì, Marzo 28, 2024

Fatture false da dieci milioni, così affondarono l’Ittierre. In sette alla sbarra per la maxi-truffa

AttualitàFatture false da dieci milioni, così affondarono l'Ittierre. In sette alla sbarra per la maxi-truffa

Spacchettato in due tronconi il processo per la maxi truffa da dieci milioni di euro all’Ittierre. Infatti il collegio presieduto dal giudice Ruscito, accogliendo un’eccezione preliminare, ha deciso di trasferire al tribunale di Venezia la parte del procedimento riguardante tre dei sette imputati: Ascanio Ferrara, Massimo Pinelli e Claudio Romagnoli, per una delle truffe contestate, ma consumata, nello specifico, in Veneto. Respinte le altre due eccezioni procedurali. La prima che voleva il collegio monocratico e la seconda che riteneva nulla la costituzione come parte civile della gestione commissariale Ittierre. Qui l’avvocato Arturo Messere, che rappresenta la gestione commissariale, ha fatto abilmente valere le ragioni della procedura, dimostrando che la costituzione come parte civile ha tutte le ragioni di continuare ad esistere, nonostante il passaggio di proprietà dell’Ittierre. Restano davanti al tribunale di Isernia tutte le altre contestazioni per le restanti truffe e il riciclaggio che, a vario titolo, vedono imputati Ascanio Ferrara, Massimo e Roberto Pinelli, Maria Valerio, Carlo Manuppella e Pierelli Francesco. In aula si torna l’otto luglio con l’intervento di cinque testi dell’accusa, tra cui due finanzieri che seguirono la complessa inchiesta. Come si ricorderà, secondo la Guardia di Finanza i sette imputati avrebbero attestato fatture false per 10 milioni di euro emesse da quattro società, di cui una avente sede a Isernia. Uno degli imputati, in cambio, avrebbe intascato tangenti per 166mila euro. La gestione commissariale chiede 10 milioni di danni : quello sparito nell’ambito del mega raggiro era, infatti, denaro pubblico, sottratto allo Stato, che ora la triade nominata dal Governo punta a recuperare. Secondo le accuse, gli imputati avrebbero attestato la liceità di una serie di fatture false, per un importo di 10 milioni di euro, emesse da quattro società – una di Isernia, una di Perugia e due di Modena – operanti nella produzione di abbigliamento, che percepivano introiti per prestazioni o cessioni mai effettuate all’azienda tessile di Pettoranello. Il tutto nel periodo compreso tra il 2009 e il 2010 e grazie alla connivenza di due dipendenti infedeli. Ecco il modus operandi: uno degli imputati, all’epoca dei fatti contestati, era collaboratore interno della ex Ittierre Spa e il suo ruolo – secondo la Guardia di Finanza di Isernia, che ha svolto le indagini– “era quello di attestare la bontà delle fatture false, emesse da quattro distinte società (due delle quali riconducibili ad egli stesso), che venivano in tal modo puntualmente saldate per un importo complessivo di oltre dieci milioni di euro”. Costui avrebbe anche provveduto a tentare di ‘ripulire’ una parte del denaro proveniente dalla Ittierre Spa in amministrazione straordinaria attraverso una serie di operazioni finanziarie, nonché attraverso l’acquisto di immobili ad uso commerciale e abitativo – anche di pregio – a Isernia e Vasto, a quanto pare intestate a parenti e prestanome nel tentativo di sfuggire all’Agenzia delle Entrate. L’attestatore infedele, in cambio del visto che autorizzava il pagamento, avrebbe finanche percepito assegni circolari per 166mila euro dalle società beneficiarie: una mazzetta, in sostanza, non già sotto la consueta forma di contanti, ma attraverso un titolo di credito che garantiva la certezza del pagamento.

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