di ANNA MARIA DI MATTEO
La commissione tecnica prefettizia si era insediata lo scorso mese di novembre con lo scopo di fare piena luce sulle cause dei livelli di radioattività riscontrati a Cercemaggiore, in località Capoiaccio, in cui si trovano i pozzi petroliferi della Montedison, dismessi ormai da trent’ anni.
Sono passati molti mesi dall’insediamento, ma nel frattempo le verifiche, le analisi ambientali ed il monitoraggio sono andati avanti. Ed il prossimo 25 giugno la Commissione tecnica della quale fanno parte, tra gli altri i rappresentanti dell’Istituto superiore di sanità, della presidenza del Consiglio dei ministri e del Dipartimento di Protezione civile, si riunirà per fare il punto della situazione. In quella sede saranno analizzati i dati emersi dai controlli eseguiti sull’area per decidere gli interventi da adottare, tra cui la eventuale bonifica dell’intera zona.
Nonostante i pozzi siano dismessi da circa trenta anni, tra la popolazione locale c’è preoccupazione. Preoccupazione per l’alta incidenza di malattie tumorali tra gli abitanti che ora chiedono di sapere se esista un nesso tra questo fenomeno e i livelli di radioattività, di dieci volte superiori alla norma, riscontrati proprio in località Capoiaccio.
In paese, dei pozzi petroliferi della Montedison le gente non ha mai smesso di parlare. Si sussurra di veleni sversati per anni in quei pozzi, di mezzi che arrivavano nottetempo per scaricare materiale di cui ancora oggi non se ne conosce la provenienza, né la composizione. Ma ora i cittadini vogliono la verità. Vogliono sapere cosa è stato sversato nei pozzi. In quei pozzi sigillati e coperti dal cemento che però, a distanza di trent’anni continuano ancora ad emanare radiazioni.
Per gli abitanti di Cercemaggiore la verità sembra essere vicina.



