di Claudio De Luca
Apri un quotidiano e trovi il “mezzobusto” di Nicola Magrone. L’ex Pm viene esibito al lettore manco fosse “wanted”. Inutile sottolinearlo, la cosa fa un po’ impressione e quella foto lascia pensare subito alla “legge del contrappasso” di dantesca memoria. Un Magistrato inquirente, che per tanti anni ha potuto vedere sbattutti in prima pagina i protagonisti delle sue indagini (terremoto e scuola di S. Giuliano di P.; la vicenda dei 130 rinviati a giudizio di “Black hole”, etc.), ora è finito sulla carta stampata, collocato sull’altra parte della barricata. Persona garbata, grande affabulatore, il dr Magrone ha retto per molti anni la Procura della Repubblica del Tribunale frentano. Oggi, per il solo fatto di esere stato senatore (1994), viene indicato a dito sui quotidiani per l’indennità mensile prevista dalle leggi partorite dalla Casta. Ha fruito e fruirà , vita natural durante, di € 2.168,75 mensili per le succitate funzioni a fronte dei 66mila di contributi versati. E tutto questo mentre l’Inps parla di mutar registro per tutti gli altri pensionati, facendo transitare a contributivo il precedemte sistema retributivo. I giornali, dopo di averlo definito “meteora della politica”, hanno voluto far capire che anche i pretori d’assalto, come ogni comune politicante, non sanno resistere al canto delle sirene. Però, se sei un unto dal Palazzo tutto ti va bene mentre ai pensionati comuni non si indicizza l’assegno manco se lo dice la Consulta; ed il Governo vorrebbe tacitarli con un “bonus” che cela la mancata restituzione di migliaia di euro. Il dr Magrone, dopo una vita da Magistrato inquirente, aveva voluto transitare nei “ruoli” dei Sindaci, senza immaginare come gli sarebbe potuta finire! Diventato primo cittadino di Modugno (38mila ab., alle porte di Bari), non gli è andata bene. Dopo un anno, 13 consiglieri su 24 si dimisero e lui dové fare fagotto dopo di avere, nel novembre 2012, fatto scoppiare – anche da Sindaco – una grana urbanistica, con tanta gente arrestata per tangenti. Denunciando i fatti, aveva perduto la maggioranza. Dopo le dimissioni, parte della Stampa locale parlò di “bolla gonfiata”. E, quando un gruppo di tecnici, comunali e regionali, sbrogliarono la matassa, l'”èscamotage” divenne la proposta del Pd locale per risolvere l'”inguacchio”. Ecco cosa può accadere a chi scende in politica. Ma torniamo alle rogne indennitarie del dr Magrone che, di certo, a tale proposito ha mostrato di non avere un cuore da Pertini. Questi – nel 1974 – guidando l’Assemblea della Camera, si era rifiutato di firmare il decreto di aumento delle indennità . Addirittura, in una intervista, aveva affermato che, se a lor signori non stava bene, potevano scegliersi un altro Presidente. Può sostenersi che quelli erano altri tempi. Ma, a prescindere, se un politico vuole essere “onesto” verso il suo popolo, un’epoca particolare non esiste e ci si potrebbe accontentare del benessere raggiunto senza continuare ad accumulare danaro pubblico. In materia fa testo la storia del deputato Marco Airaghi che, essendo Direttore generale dell’Agenzia industrie della Difesa, non volle ricevere l’indennità da parlamentare, stimando di essere già ben pagato dallo Stato con lo stipendio. Dalla Camera gli fu opposto un rifiuto perché, in politica, le cose girano al contrario e la rinuncia (diritto legittimo) non è consentita. Poi venne fuori l’art. 68 del dlgs n. 165/2001 ed i dirigenti-P.a., eletti parlamentari, poterono optare per la conservazione del trattamento economico in godimento. L’indennità si può evitare solo in questo caso. Altrimenti il deputato è obbligato a ricevere le mensilità e non può rifiutarsi di essere pagato.



